Mi sembra ieri. Ma anche tanto tempo fa. Di anni ne sono passati quattro. C’era Marcello Foa a dirigere il sito de il giornale quando improvviso un appostamento alla macchinetta del caffè: “Posso aprire un blog sul cancro?“. Il sì è arrivato con un sorriso pieno. Quindi i suggerimenti  per calamitare cliccate fra tag e grassetti, nel mezzo un: “Sul serio te la senti?”. Non sapevo dove mi avrebbe portato lo sfogo online, sicuramente non ne immaginavo l’aspetto di oggi.

Allo scoccare dei 4 anni, un piccolo bilancio. E tanti ringraziamenti. Più delle cliccate (da 1.700 a 2.200 al dì) valgono gli incontri: il blog mi ha fatto conoscere molti di voi, mi ha permesso di spalancare finestre, di affezionarmi alle vostre cause. Oltre che di esercitarmi in una virtù che mi è sempre mancata: la pazienza.

Ho chiesto più interviste a Luca Pani di Aifa (sul caso Stamina, su Avastin e per aver fatto entrare in Italia il brevetto della melatonina da 2 mg senza pretendere studi) che brioches al bar. Alle mie richieste di chiarimento non ha mai risposto, nemmeno con un “no, grazie”.

Ho tampinato l’Istituto superiore di sanità per oltre due anni per capire come mai non fosse riportata da nessuna parte la conseguenza neurotossica del vaccino antipapilloma (una coetanea delle mie figlie è rimasta su una sedia a rotelle dopo la prima dose) e perchè fra gli effetti collaterali compaiano solo “rossori e gonfiori”. Risposta? Dramma non pervenuto.

 Col senno di poi si guarda in faccia al vero cancro. Si ascoltano i malati e si capisce cosa non funziona. Si toglie la carta luccicante in superficie e si pesca – spesso – in un pozzo di menzogne.

Chi guarisce dal tumore per il  metodo Di Bella non ha diritto alle cure pagate (nemmeno quando dimostra in tribunale che ė guarito senza aver consumato le dosi di chemio previste per lui ), invece il denaro pubblico si sciupa comprando in anticipo valanghe di vaccini inutili e talvolta pericolosi, come il costosissimo antipapilloma (200 euro a dose da moltiplicare per tre richiami) che da pochi giorni in Puglia si regala anche ai maschi; pur di farcelo consumare ci hanno raccontato che “è il primo vaccino anticancro” mentre, come tutti i vaccini, se fatto bene, previene qualche ceppo di virus (questo ne previene due su 15 e soltanto per pochi anni).

 Chi decide come gestire il denaro pubblico da spendere per la nostra salute? Ai malati di epatite C, che oggi avrebbero finalmente una cura risolutiva, non si può dare il farmaco perchè troppo costoso. Il ministro Lorenzin, intanto, continua a raccomandare il vaccino antiinfluenzale senza dire che funziona solo nel 4% dei casi perchè è stato studiato male. Ma si farà restituire i soldi dei lotti inutilizzati? 

I bimbi che nascono con malattie gravi (la stragrande maggioranza orfani di terapie nonostante Telethon)  vengono coccolati e assistiti fino al momento della diagnosi in ospedale, poi spediti a casa senza alcun suggerimento utile a non farli morire soffocati o denutriti ( ne parleremo presto ).

La senatrice Cattaneo si fa paladina delle terapie “scientificamente provate” e davanti alla guarigione da ebola con farmaci non sperimentati risponde che “non ha seguito il caso”.

L’assessore della regione Lombardia Mario Melazzini, medico, malato di Sla, si autoprescrive una terapia ancora tutta da sperimentare a base di cellule staminali da midollo osseo e ciclofosfamide, ne trae giovamento e dichiara che “gli altri devono aspettare l’esito della sperimentazione” e la sottoscritta non deve ricordare il fatto “perchè non è educativo”.

E che dire della ferocia mascherata dal clima da scuola materna da cui hanno preso corpo le proposte dei nostri senatori:  i magistrati non “devono” emettere sentenze chiedendo la continuità terapeutica delle infusioni Stamina (il rispetto della legge 57) perchè anche se la legge l’abbiamo fatta noi e i tribunali ne chiedono il rispetto possiamo scaricare la responsabilità sugli stessi giudici, o costringerli a obbedirci, tanto noi siamo al governo, tiè…

E se invece di invidiare chi propone le staminali di mamma e papà ai bambini senza cura, i senatori sollevassero lo sguardo su quello che succede negli altri Paesi e cercassero di imitarli là dove propongono soluzioni utili ai malati in questo preciso istante e non nel secolo venturo? Leggiamo l’editoriale del New York Times di pochi giorni fa. Qui.

In fondo a tutto questo ci restano due cose: occuparci della nostra salute da protagonisti e cercare di fare il possibile per cambiare il sistema che lasceremo in eredità a chi verrà dopo di noi.

Quanto alla prevenzione ricordo alle donne di consultare il calendario di Andos (Associazione nazionale donne operate al seno), che anche quest’anno promuove le visite gratuite dal 2 al 7 marzo in otto ospedali milanesi, San Paolo, Sacco, San Carlo, San Giuseppe, Policlinico-Mangiagalli, casa di cura Pio X, Policlinico di San Donato e Salvini di Garbagnate milanese. In allegato trovate i telefoni e gli indirizzi. Il senologo (o senologa) è lo specialista da consultare dai 20 anni in su. Sarà lui (o lei)  a suggerire ecografie e mammografie.

Il tumore al collo dell’utero si previene con il pap test, da quando inizia l’attività sessuale.

Il tumore all’ovaio, insidioso e devastante ( perchè non dà sintomi e colpisce a tutte le età e purtroppo causa molte più morti del tumore al collo dell’utero ) si previene facendo un’ecografia transvaginale una volta l’anno ( o ogni sei mesi se c’è familiarità) a partire dai 20 anni.

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