angelinaAngelina Jolie, la famosa attrice di Hollywood protagonista di pellicole memorabili, da Ragazze interrotte a Tomb Raider, nonché moglie di Brad Pritt, ambasciatrice Onu e madre di sei figli, si è fatta togliere le ovaie per non ammalarsi di tumore. A 39 anni. Lo aveva annunciato due anni fa, quando si era sottoposta a mastectomia bilaterale preventiva per non rischiare il cancro al seno.

Lei è portatrice del gene Brca1 mutato, come la sua mamma, la sua nonna e la sorella della sua mamma. Si tratta di un gene che, quando è sano, è indispensabile alla riparazione cellulare ma, quando è alterato, predispone al cancro. In questo caso il rischio di ammalarsi al seno è stimato dell’85%, quello all’ovaio del 50%.  La Jolie ha visto morire di tumore le donne della sua famiglia, le persone che l’avevano cresciuta, le più care. Ha assistito impotente al ripetersi di un copione angosciante: erano tutte predestinate. Come lei.

Per questo ha agito d’anticipo. Via le mammelle due anni fa, via l’ovaio oggi.

Cosa ci insegna questa storia? Proviamo a sospendere i giudizi. A non scomodare Dio e l’accettazione del dolore, non prendiamocela neppure con la fama e la ricchezza e la stravaganza di questa attrice che sembra avere il mondo ai suoi piedi invece ha dentro –  come e più di tutti noi – i segni della croce.

 Angelina è oggi protagonista di una libera scelta, e questo ci piace (vista l’informazione che passa, sono spesso le decisioni consapevoli quelle che ci vengono impedite). Una scelta ragionata, programmata e annunciata proprio perchè si è resa conto di non avere alternative. O mutilazione o rischio alto di malattia.

Facciamo ancora un passo. Cosa si aspetta da una malattia di questo tipo una come Angelina Jolie?  Una che ha visto la propria madre morirne a 56 anni e, prima la nonna e, subito dopo, la zia, non pensa certo “mi affido al luminare taldeitali e mi curo”. Non c’è luminare che tenga, non ci sono conoscenze importanti né miliardi. Il numero uno della clinica più famosa è come l’oncologo del sistema sanitario italiano (con tutto il rispetto e senza ironia) visto che applicano lo stesso identico protocollo.  Quello che ha affrontato la nonna e poi la mamma e infine la zia. Quello che fa diventare pelate, gonfie, magre, intossicate. Per niente.

Vogliamo imparare qualcosa dalla Vita?

E rispondere con senso ai perché dei nostri figli?

Appena si è saputa la notizia, Umberto Veronesi ha commentato:, “ Il messaggio più importante della vicenda Jolie deve essere quello di avvicinare, tramite i test genetici,  tutte le donne che hanno familiarità per permettere loro di prendere decisioni ragionate”.  Carmine Pinto, oncologo e presidente Aiom ha parlato di “alternative meno drastiche”: “Ci si può sottoporre a controlli periodici per scoprire sul nascere eventuali tumori. La scelta dipende dalla donna…”.

Angelina Jolie ha spiegato la sua decisione sul New York Times: “So che non è possibile rimuovere tutti i rischi. Ma so anche che i miei figli non diranno mai ’la mamma è morta per un cancro ovarico’. In momenti del genere c’è una totale chiarezza. Sai per cosa vivi e che cosa conta. È polarizzante e bellissimo. Non sarò più in grado di avere altri figli, mi aspetto cambiamenti fisici. Ma mi sento a mio agio con tutto quello che verrà, non perché sono forte, ma perché fa parte della vita. Non c’è niente di cui avere paura. Mi sento profondamente vicina alle donne per cui questo momento viene presto nella vita, prima che possano avere figli. La loro situazione è tanto più dura della mia.

Non è facile prendere queste decisioni  ma è possibile prendere il controllo e affrontare a testa alta qualsiasi problema di salute. È possibile cercare consiglio, conoscere le opzioni e fare scelte che sono giuste per sé. La conoscenza è potere“.

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