Non ci piace usare la parola “allarme”, tantomeno “emergenza”.  Ma, questa volta, lo studio condotto da ricercatori australiani e appena pubblicato sul British Medical Journal ci autorizza allo… scippo grammaticale. I due sostantivi, che, in genere, sui giornali, viaggiano in coppia a qualche virus, oggi si prestano a descrivere un dato preoccupante e riconosciuto a livello mondiale: l’eccesso di farmaci consumati nella terza età.

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I ricercatori parlano di “politerapia inappropriata”: quando l’anziano ingerisce almeno cinque farmaci al giorno sta più male che bene. Soffre più per gli effetti delle medicine che per le cinque malattie croniche da tenere a bada.  Può accadere che non si sappia come affrontare la sequela di reazioni avverse, talvolta così gravi, da rendere necessario un ricovero in ospedale.

Non solo. Quanto emerge dalle otto revisioni sistematiche è anche una sorta di “presa di coscienza” perché “pazienti e medici spesso sopravvalutano i benefici dei trattamenti e ne sottovalutano i rischi”.

Si è visto che riducendo prescrizioni e consumi, aumenta la qualità della vita.

Gli studiosi hanno anche insistito sull’importanza di coinvolgere i pazienti nella scelta delle loro terapie: “Quando i malati vengono coinvolti nelle decisioni tendono a fare scelte più caute”.

Dedico queste informazioni a una mia coetanea, sconosciuta, di cui una sera ho condiviso la pena. Il suo papà, ottantenne, non era rientrato a casa dopo la messa. Ed erano già le 22. Dopo aver chiamato, invano, gli ospedali, è stato il 118 a informarla che un uomo trovato svenuto per strada era stato portato al pronto soccorso. Ferito alla testa, a causa dell’improvviso mancamento, l’uomo alla fin fine stava bene. Ma sentite il racconto della figlia: “Era svenuto per strada per una concatenazione di eventi: aveva appena cambiato il farmaco per la pressione, il giorno successivo alla nuova pasticca si era ritrovato i piedi gonfi e gli era stato prescritto un diuretico. Probabile che anche la glicemia tenuta bassa, oltre al diuretico, abbia contribuito al mancamento.  Oltrettutto mio padre soffre di forti dolori, pensavamo fosse artrosi invece – ci è stato detto in ospedale – potrebbe essere una conseguenza delle statine, le medicine che abbassano il colesterolo. Talvolta papà prende anche l’antidolorifico e qualcosina per dormire…”

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