IMG_0228IMG_0229C’è un cibo che fa male, un cibo che fa bene e un cibo che cura. Molti di noi lo hanno già sperimentato: aggiungendo o togliendo nutrienti si riesce a fare a meno dei farmaci. E si guarisce. Succede con le intolleranze, con la sindrome metabolica, con la pressione alta, con i disturbi gastrointestinali, con l’artrosi, con il diabete di tipo 2, con varie malattie della tiroide. Cliccate qui e qui. Ma la rosa dei mali che si possono tenere a bada, o addirittura risolvere, mangiando è certamente più ampia.

Pensiamo ai tumori. Va detto che il legame alimentazione-cancro, in certi ospedali e da certi luminari, è ancora ignorato. “Dia retta a me, mangi quello che vuole, la vita è una sola”. Consigliato assieme a l’ennesimo farmaco antinausea a chi sta facendo la chemioterapia. Oppure, riferito dai pazienti: “Se sei ricoverato per un tumore rischi di mangiare latticini per cena e merendine confezionate e zuccherose a merenda”. “E se stai assumendo un anti estrogeno che indebolisce le ossa ti viene ancora consigliato di mangiare formaggi, nonostante fior di studi suggeriscano il contrario”.

Proprio perché la vita è una ed è nostra, abbiamo imparato a “togliere il velo” e a scoprire che ci sono cibi come lo zenzero che contrastano la nausea, anche quella indotta dalla chemio. Abbiamo visto che vi sono oncologie ospedaliere che prevedono l’intervento del nutrizionista. Una dieta sana riduce l’infiammazione, tiene a bada i picchi glicemici, risolve piccoli e grandi malesseri, dalle coliti alle emicranie alla stanchezza cronica. Oltre a non farti diventare simile a una montagna di ciccia. Cliccate qui e qui.

Abbiamo conosciuto e apprezzato le lezioni di cucina di Cascina Rosa, il reparto di epidemiologia diretto da Franco Berrino, epidemiologo dell’Istituto tumori. Abbiamo imparato come non perdere la densità ossea riducendo l’apporto di proteine animali e spaziando fra legumi, sesamo, ortaggi e magnesio.

Quindi, anche se capitate in un ospedale “vecchia maniera”, sappiate che il cammino di rinascita è in mano vostra. Basta informarsi.

Ecco oggi un’altra preziosa indicazione. O meglio, una miniera di informazioni utili contenuta nel libro “Mangiare bene per sconfiggere il male” (Mind, 157 pagine, 14 euro) scritto dall’oncologa Maria Rosa Di Fazio, un passato ventennale nei reparti milanesi, e un presente da responsabile dell’Oncologia del SH Health Service di San Marino.

Premessa importante: Di Fazio è un’oncologa tradizionale, “forte di un’esperienza di 23 anni nelle cure chemioterapiche, non si sognerebbe di mandare in pensione questi farmaci”. Ma è anche ultra convinta che “la guerra contro il cancro richieda tutte le armi messe a disposizione dalla scienza e dall’arte medica nostra e di altre civiltà, senza dimenticarci dei doni lasciatici dalla Natura o delle intuizioni di altri colleghi. In una parola: integrazione“.

Ci invita a non seguire diete “pesando gli alimenti in grammi” ma a fare di un’alimentazione vera e sana la propria regola di vita.

Le farine “dopate”.

Pan carré addizionato di alcool e destrosio, pizze pronte, panature surgelate (“pre-fritte in chissà quali olii”), Maria Rosa Di Fazio addita gli scaffali del supermercato, zeppi di prodotti da forno (“che riempiono ma non nutrono”) e che un tempo non esistevano.
Perché le farine bianche unite al glutine di oggi sono considerate nocive, non solo per i celiaci, e mettono a rischio il nostro sistema immunitario? “Le farine bianche, usate in modo sempre più massiccio dall’industria alimentare sono ricavate da spighe modificate geneticamente, al fine di renderle più produttive. Rispetto a quelle naturali che erano belle alte, sono fatte diventare pigmee per agevolare la raccolta meccanizzata e per aumentare la resa quantitativa per ettaro. Perfino la struttura del chicco non è più la stessa: esso è privato del filamento che lo legava alla spiga, cosí si sgrana meglio. Senza dimenticare le massicce forniture di diserbanti e di insetticidi che vengono imposte gli agricoltori -assieme alle sementi modificate- da due o tre giganti multinazionali che monopolizzano il settore”.

(Ps le farine veramente integrali, ossia naturali, non vengono mai usate perché ammuffiscono presto e non si conservano nei silos).

“Non solo. Le farine sono addizionate con lieviti chimici, sbiancate e impastate con grassi saturi per agevolare il movimento rotatorio delle impastatrici. Penso che qualsiasi persona dotata di buon senso ritenga che ci debba essere soltanto una cosa da agevolare, il nostro benessere. Dobbiamo decidere se vogliamo continuare a essere azionisti occulti, inconsapevoli e senza nemmeno diritto di voto, di qualche corporation americano-canadese o svizzero tedesca o, piuttosto, ridiventare i ben informati unici proprietari della nostra salute”.

E il glutine? Era una proteina naturale, oggi la sua percentuale nelle farine è accresciuta, in certi casi addirittura triplicata. Ma “in cosí alte percentuali indotte silenzia il nostro sistema immunitario, lo rende sordo agli attacchi esterni”.

Le recidive curate con la dieta.

L’autrice presenta diversi casi, di malattie e remissioni, raccolti dopo anni di clinica e studi personali. Esemplare la vicenda del ragazzino undicenne obeso e malato come un anziano trascurato per non aver mai fatto un pranzo casalingo, seduto a tavola. Solo würstel, patatine, biscotti e creme spalmabili. E da bere unicamente bibite gassate e dolcificate.
E sentite come Di Fazio ha trattato le recidive di tumore in pazienti giovani. “Terminate le cure, dopo qualche mese, i marcatori (segnali di ripresa di malattia) iniziavano a salire, lenti ma inesorabili. Mi sentivo disarmata. Ho giocato l’ultima carta: mettere a punto per ciascuno di loro, un protocollo alimentare personalizzato per affamare le cellule cancerose. Bandito lo zucchero, gli alimenti che lo contengono, frutta compresa. Via il latte e derivati. Sí a tanta verdura, fresca e cruda e ai cereali privi di glutine. In poco tempo i marcatori erano tornati nei range. Ora vi chiedo: se una simile strategia ha dato risultati in malati oncologici, riuscite a immaginare quali possano essere le conseguenze positive di una corretta alimentazione sulla salute di chi invece malato non è?”.

Cosa mettere in tavola.

Il fine di un regime alimentare sano è quello di evitare lo stato infiammatorio cronico (quello che ci fa trattenere liquidi e che prelude a varie malattie, cardiovascolari, tumori, degenerative). Lo zucchero è il nemico numero uno, acidificando i tessuti, è fra i maggiori responsabili dell’infiammazione. Di Fazio suggerisce come ridurne la dipendenza, “ogni giorno ne usiamo un filino meno”, le bibite gassate le lasciamo dove stanno. Attenti anche alle gomme da masticare, “i simil zuccheri entrano in circolo subito”. Ridurre al minimo anche il sale, il cui eccesso per l’oncologa è “veleno”. Bere acqua, scegliendola fra quelle con residuo fisso più basso.
La birra è nemica della prostata, il vino è ammesso con mille cautele, solo se buono e solo ogni tanto (poco).
Sí alle uova fino a sei a settimana (che non alzano il colesterolo come invece fanno i carboidrati). Carne rossa ogni dieci giorni e non grigliata. Pesce anche cinque volte a settimana, purché di piccola taglia e pescato nei nostri mari. Tante verdure, preferendo le crucifere e i vegetali crudi di stagione.
Carboidrati solo a pranzo, variandoli fra quelli con meno glutine; evitate il mais in scatola “portatore di muffe e funghi”, sí ai legumi. Fra i condimenti privilegiare olio extra vergine d’oliva, limone, wasabi e erbe aromatiche.

La frutta è considerata un preventivo anti cancro, ma il discorso non vale per tutti. In caso di diabete, obesità o tumore diffuso occorre consumarla con parsimonia. Fare attenzione alla quantità, al momento (lontano dai pasti e meglio al mattino) e insieme a che cosa. Se si fa vita sedentaria è inutile mangiare banane o i dolcissimi frutti esotici. Meglio sceglierla di stagione e biologica. Il limone è un vero toccasana, capace di “de-acidificarci”.

Infine, l’oncologa ci ricorda che “uno strappo alla regola ogni tanto fa bene anche psicologicamente e che la miglior difesa della nostra salute è la consapevolezza che nasce dalla conoscenza”.

Maria Rosa Di Fazio fa parte dell‘Artoi, l’associazione per la ricerca di terapie oncologiche integrate che ha presentato all’Unione europea la dieta ideale per il malato ospedaliero e per il bambino.

 

 

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