C’è una voce critica (e, a ben guardare anche una forma di autodenuncia). Si solleva dai reparti di oncologia, da chi cerca di fermare il cancro.

L’insofferenza emerge dagli oncologi ospedalieri che, più degli altri camici bianchi, utilizzano i “protocolli di cura”. Nonostante i protocolli siano paragonabili a binari di un treno in viaggio, il macchinista ha pur sempre la possibilità di decidere qualche variazione di percorso. In questo margine di discrezionalità può insinuarsi un conflitto di interessi. Gli oncologi ne sono consapevoli e chiedono, sia di informare i pazienti, sia (!) di NON ricevere direttamente denaro da Big Pharma.

Da un’indagine condotta dal Collegio dei primari oncologi ospedalieri, Cipomo, apparsa sul British Medical Journal, è emerso che il 62% degli oncologi ha dichiarato, in forma anonima, di aver ricevuto denaro direttamente dalle aziende farmaceutiche negli ultimi tre anni. Per il 68% degli intervistati, l’intera categoria ha un conflitto di interessi con le industrie. L’82% ha dichiarato che la maggior parte della propria formazione in oncologia è supportata dalle aziende. Il 75% pensa che l’industria spenda troppo in marketing rispetto a ciò che investe in ricerca e innovazione.

 La ricerca è stata condotta con questionari online su 321 oncologi, il 13% di quanti lavorano negli ospedali pubblici. Quasi il 60% ha dichiarato che “anche in altre specialità, i medici ricevono finanziamenti da Big Pharma”.

Ci sono poi i fondi per gli ospedali che conducono sperimentazioni su farmaci; per gli oncologi è equilibrato che le aziende versino agli ospedali (che mettono a disposizione personale e strutture) una cifra pari a 5 mila euro per malato.

Il 60% si è detto d’accordo a ricevere anche un compenso per il lavoro svolto in questi casi, ma il 79% ha specificato che ciò dovrebbe essere riferito nel consenso informato che si propone ai malati prima dell’ingresso in una sperimentazione. 

Ancora: per il 75% degli intervistati non è inappropriato che i produttori di farmaci sostengano le spese di vitto e alloggio in caso di trasferte per motivi di aggiornamento. E il 90% vorrebbe che le Società Scientifiche pubblicassero i report finanziari in cui siano specificati i finanziamenti ricevuti dall’industria.

 

Il codice etico.

Per i motivi emersi dal sondaggio, gli oncologi hanno messo per iscritto le loro riflessioni elaborando una sorta di codice etico (position paper), un invito alla consapevolezza e alla responsabilità.

 Il documento non è né un atto di accusa, né un’ammissione di colpa – ha precisato Mario Clerico presidente di Cipomo – Vogliamo riflettere sul conflitto di interessi, che è la condizione nella quale lavoriamo: dobbiamo essere consapevoli dei pericoli.

È normale che un‘industria faccia marketing per vendere il proprio prodotto. Tuttavia, in campo sanitario, i soggetti coinvolti sono in condizioni uniche: chi sceglie cioè il medico, non paga e non consuma; chi consuma cioè il paziente, non sceglie e non paga; chi paga cioè il Sistema Sanitario, non sceglie e non consuma. Gli interessi sono dunque diversi e potenzialmente in conflitto: bisogna mettere in atto meccanismi di controllo specifici”. Clerico fa l’esempio del venditore di televisioni, l’acquirente è il destinatario che è anche in grado di capire se l’oggetto funziona. Ma un malato non può controllare la bontà del prodotto. Per questo la responsabilità del medico è enorme. Altro aspetto: il fine delle aziende è vendere il più possibile, quello del malato è guarire e per il Sistema sanitario è fondamentale contenere le spese.

Fra gli intenti degli oncologi c’è anche quello di “sostenere qualche ricerca non sponsorizzata e insistere per vedere pubblicati anche i risultati negativi delle ricerche”.

Qui potete leggere il position paper.

 

“Li paghiamo più di quanto meritino”.

I nuovi farmaci anti tumorali hanno costi stellari. “Il prezzo aumenta in maniera impressionante più del valore dei risultati che otteniamo” ammette Clerico. 

Per giunta si sa poco o nulla di queste nuove molecole. Denuncia il Collegio degli oncologi: “Sono state approvate nuove terapie oncologiche senza che vi siano reali prove di efficacia (!).” Leggete qui. (Perfino gli investitori non sanno più cosa fare, il 65% dei nuovi prodotti approvati da Ema non migliora la sopravvivenza e ce ne sono altri 5.200 in arrivo…).

E che dire dei conflitti di interesse nascosti nei testi universitari di Medicina? Volumi costosi e faziosi. Cliccate qui.

Ottima voce critica, nessuno ci salverà (dalla mala medicina) se non partiamo da noi…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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