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Il Policlinico San Matteo di Pavia ha avviato un progetto pionieristico: 12 settimane di lezioni di yoga riservate ai pazienti che soffrono di malattie infiammatorie croniche intestinali (M. I. C. I.). Chi convive con la colite ulcerosa o il morbo di Crohn, non solo sopporta una serie di disturbi invalidanti (dolore e gonfiore addominale, diarrea o nausea) ma spesso è costretto a gestire anche le ripercussioni dell’infiammazione su altri organi, dal fegato al pancreas alle articolazioni. Un ridotto assorbimento dei nutrienti può anche portare a osteoporosi. Ma c’è dell’altro.

Stanchezza, depressione, dimagrimento, ansia e manifestazioni cutane affliggono spesso i malati poiché l’intestino è un crocevia di ormoni. E, come si è appreso negli ultimi anni, ospita l’85% delle cellule del nostro sistema immunitario.

È per tutti questi motivi, e avendo provato i benefici dello yoga su se stesso, che il professor Antonio Di Sabatino, direttore della Clinica Medica Prima del Policlinico San Matteo di Pavia e responsabile del Centro per lo Studio e la Cura delle Malattie infiammatorie croniche del Policlinico, ha avviato le lezioni, di yogaterapia, gratuite, in ospedale. “Il presupposto è sempre quello che le malattie infiammatorie intestinali vengano affrontate a tutto tondo. Si prescrivono i farmaci, si calibra l’alimentazione ma si deve tener conto anche dell’aspetto emozionale. Lo yoga è efficace nel ridurre lo stress e nel rimodulare la comunicazione bi-direzionale intestino-cervello (significa che ciò che accade nella testa influenza la salute della pancia ma anche il contrario)”. Così, partendo dai benefici dello yoga, ben descritti dai pazienti stessi e tali da ridurre anche in modo significativo i sintomi della malattia, si è osato di più, “misurando” la composizione del microbiota intestinale.

“Abbiamo prelevato un campione di batteri intestinali, prima e dopo i tre mesi di yoga, per verificare se ai miglioramenti dichiarati corrisponda anche una diversa composizione delle colonie batteriche. Oggi si sa che la salute del sistema immunitario è associata alla presenza di batteri buoni e che la quantità e qualità dei microorganismi che convivono con noi dipende dal nostro stile di vita, da come mangiamo, da quanta attività fisica facciamo. L’intento è quello di verificare con un dato misurabile se la pratica yoga può agire sulla qualità del microbiota”.

Il progetto, che si è concluso a fine giugno, è stato possibile grazie allo studio avviato da Alessandra Cocchi, sociologa e Yoga Therapist certificata negli Usa dall’ International Association of Yoga Terapist (IAYT) che ha reso accessibile l’Integral Yoga di Swami Satchidananda in funzione dei bisogni della malattia. Per saperne di più leggete qui.

“È importante rendere accessibile lo yoga a chi sta male; non sono indispensabili posizioni ardite ma la coltivazione della consapevolezza attraverso l’ascolto sensoriale, il respiro, l’osservazione della mente. Negli Stati Uniti lo yoga è utilizzato con eccellenti risultati anche per chi soffre di malattie cardio circolatorie, oncologiche, reumatiche, diabetiche e altro. Al contrario, sono pochissime le esperienze sul campo con le malattie croniche intestinali.

Ho iniziato a collaborare con il prof. Di Sabatino nel 2015 nell’ambito di un progetto a Teramo su 10 pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali. Abbiamo elaborato e distribuito questionari (che abbiamo riproposto a Pavia) per sondare gli eventuali cambiamenti dei 25 sintomi più diffusi, sia intestinali che extra (senso di malessere, depressione, dolore alle giunture, rush cutanei, per citarne alcuni). La lezione era settimanale, il questionario andava compilato tutti i giorni. Dopo il primo mese i pazienti disponevano di una sorta di ‘cassetta degli attrezzi’ cui attingere per calmare i dolori e interrompere il circolo vizioso dell’ansia dato dall’attesa delle fitte”.

Dopo quanto tempo ha osservato miglioramenti?

“Alla prima lezione molti pazienti restavano a terra, nella paura di non riuscire a stare in piedi. Alla terza seduta si muovevano senza timori, avevano sconfitto la loro gabbia psicologica, prendevano sempre più fiducia con il proprio corpo. Dopo sette o otto incontri registravo miglioramenti dei sintomi. Alla fine dei quattro mesi erano in grado di frequentare una lezione di yoga regolare. Ho osservato lo stesso trend nei mesi scorsi a Pavia, dove ho potuto confidare sulla preziosa collaborazione di Barbara Prada, insegnante di Integral Yoga che ha condotto con me le lezioni al Policlinico”.

Oltre al prelievo dei batteri intestinali quali misurazioni avete fatto?

“Quella sulla massa muscolare. Siamo in attesa di conoscere i risultati”.

Ci fa immaginare una lezione?

“Vi è un tema per ciascuna. Ad esempio, la sincerità con se stessi (ci stiamo nascondendo qualcosa? Riusciamo a praticare un giusto distacco per osservare i nostri meccanismi mentali? Cosa stiamo portando nella pancia che non vogliamo vedere?). O anche il tema della “non violenza” (quanto ci facciamo male? Quanta aggressività manifestiamo?). O ancora quello del dolore (a cosa serve? Possiamo trasformarlo?).

Si inizia sciogliendo le articolazioni con consapevolezza sensoriale, si prosegue con posizioni statiche o dinamiche che liberano le tensioni del corpo, in particolare dell’addome, e muovano via via verso una maggiore libertà e forza, nel corpo e nella mente. Segue un rilassamento profondo guidato che permette al corpo di assimilare i benefici della pratica. Infine una sessione di specifiche tecniche respiratorie e di concentrazione meditativa. Insieme con la pancia, si alleggeriscono anche mente e sistema nervoso”.

 

In attesa di conoscere il risultato delle analisi sul microbiota dei pazienti, ringrazio il professor Antonio Di Sabatino e Alessandra Cocchi di averci illustrato il loro progetto. Ps. Ringrazio anche lo redazione di Yoga Journal, il mensile da cui ho attinto la notizia.

Foto: in alto a sinistra il prof. Antonio Di Sabatino, in basso con maglietta gialla l’insegnante Barbara Prada, accanto con maglietta bianca l’insegnante Alessandra Cocchi.


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