Un libro e 19 video allegati. Più di 300 pagine dedicate alla prevenzione dei tumori. Non una malattia sola, si capisce. Ma “un gruppo di patologie correlate”. Una complessità indecifrabile che parte dalle ultime nanometriche scoperte. Come quelle illustrate dal professore di Biologia molecolare, Carlo Ventura, nella prefazione: “Vi è uno scambio incessante di informazioni tra cellule poiché comunicano tra loro anche molecole che per la loro natura chimica non potrebbero oltrepassare la membrana plasmatica cellulare”. Giàperfino una vibrazione può “parlare”. 

Prevenire il cancro è questione di raffinatezza, come vivere in modo cosciente.

La scelta antitumore” (Unoeditori e Macroedizioni, 25 euro) scritto da Giuseppe Di Bella, riflette l’impegno quotidiano di un medico che divide il suo tempo tra i malati e l’eredità del padre – il Metodo di cura messo a punto dal professor Luigi Di Bella – in continuo aggiornamento (proprio come lo studio delle cellule) grazie alle ricerche sostenute dalla Fondazione. Ma non manca (ancora) lo sguardo amaro sul passato. La storia della sperimentazione ministeriale bocciata inesorabilmente nel 1998, la delusione pubblica e il conseguente ritirarsi “ai margini della comunità scientifica”.

Dimenticarsi della propria storia significa vivere dimezzati; apprezzarne ciò che si è imparato vuol dire crescere.

“Mi prendo le mie soddisfazioni – dice oggi Giuseppe Di Bella, senza acredine – quando vedo che mio padre aveva ragione”. Non c’è una sola molecola del famoso Metodo che non abbia conquistato negli anni un nutrito numero di pubblicazioni: “Hanno tutte proprietà antitumorali, come diceva lui”.

La storia infinita (dei derivati dell’acido retinoico).

Citiamo solo uno degli ultimi lavori dell’Istituto Superiore di Sanità su un derivato dell’acido retinoico, detto nano fenretinideCliccate qui. “Effetto antitumorale ad ampio spettro su cellule tumorali di colon, polmone, melanoma, sarcoma, mammella, ovaio e glioblastoma e sua apparente assenza di tossicità”.

Leggiamo oggi che “questo farmaco si trova in una fase precoce di sperimentazione”. Ma nel 2006 la stessa sostanza, con le medesime caratteristiche, venne descritta come “promettente” dal professor Umberto Veronesi in un servizio al telegiornale divulgato in prima serata. Veronesi annunciò che non stava parlando di una sperimentazione in vitro o su cavie ma della conclusione di un lavoro “durato 14 anni, con gruppo di controllo randomizzato, su 2.800 donne” e che i risultati erano sorprendenti. Poi, non se ne seppe più nulla, se non che l’Istituto oncologico Ieo “produce il farmaco in proprio” per continuare a testarlo su un numero limitato di pazienti. Cliccate qui.

Così, tra alti e bassi, talvolta percorrendo la stessa strada più volte, va la ricerca.

Il libro.

Ampi capitoli sono dedicati agli stili di vita e alle sostanze cancerogene. Dagli scarti industriali all’inquinamento ambientale alle proprietà degli alimenti. Dalla radioattività al fumo all’alcool. Appaiono stralci sulle recenti scoperte nutrizionali, sul ruolo dei grassi, la cosiddetta scienza lipidomica. Si capisce perché l’acido folico assunto in gravidanza “spenga” il gene dell’obesità. Ancora: le proprietà dei cibi, come cuocerli e conservarli per evitare infiammazioni e infezioni, il ruolo dei virus e dei batteri. E poi la prevenzione farmacologica (individuale): si spiega come agiscono molte sostanze del Metodo a un diverso dosaggio: dalla vitamina D3 all’acido ascorbico alla melatonina.

Quindi l’appendice “La via dell’equilibrio” scritta da don Paolo Spoladore che evidenzia l’importanza dei pensieri positivi, “perché da ciò che ci passa per la mente derivano le nostre emozioni”. Si capisce anche cosa significhi “accettare la malattia”, o, in alternativa ogni evento traumatico della vita. Non opponendosi perché significherebbe mentire a se stessi, ingaggiando una lotta inutile che mette in luce il lato peggiore di noi. Non è necessario, tuttavia, condividere o subire passivamente ciò che non ci piace, spiega l’autore, ma “lasciarlo lì” senza dargli troppa importanza.

La malattia come una pietra miliare, poi c’è il resto del cammino.

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