Il 4 agosto il Ministero della Salute ha diramato una circolare dedicata all’aborto farmacologico provocato dalla pillola RU486. Qui il testo che cambia le regole adottate fino al 3 agosto.

D’ora in poi non sarà più necessario il ricovero in ospedale fino ad aborto avvenuto. Si potrà assumere il farmaco in consultori, day hospital o ambulatori, e, poi, dopo diverse ore o giorni, si abortirà a casa propria. È stato anche esteso il limite di assunzione della “pillola”, non più entro le prime sette settimane di gestazione ma entro le nove.

Il provvedimento ha riacceso la polemica tra abortisti e non abortisti. Ma non è su questo aspetto che vorremmo porre l’attenzione.

La legge, la tutela della salute e l’inganno.

Una prima riflessione riguarda la pretesa – diventata ormai abitudine di questo governo – di forzare la legge con un provvedimento amministrativo. L’aborto è regolamentato dalla 194. La legge tutela la madre e tutela anche il feto. La madre, perché è previsto che l’intervento avvenga in ospedale, nel rispetto dei tempi fisiologici e con l’adeguata assistenza clinica. Il feto, perché si arriva al passo decisivo – che non è quasi mai indolore – dopo un counseling accurato. Già, per la famosa legge sull’aborto votata con un referendum nel 1978, prima di “procedere all’operazione”, occorre capire se non si può fare altrimenti.

E se la donna cambiasse idea? Quante volte è successo… E se la volontà di non proseguire la gravidanza fosse dettata unicamente da problemi economici (quante volte succede), perché arrivare a condannare una vita?

La legge in vigore concede il ripensamento, offre un interlocutore. Permette uno “spazio cuscinetto”, fino a sette giorni, indispensabile nei momenti di spaesamento e dolore. E si occupa anche della salute della donna. Che si tratti di un intervento o di un farmaco, la procedura inizia e si conclude in ospedale. Non solo. I consultori, secondo la legge 405 che li regolamenta, non hanno il compito di occuparsi clinicamente di aborti. Tra le finalità vi è la “procreazione responsabile” e la tutela del “prodotto del concepimento”. Punto. L’aborto, infatti, è il fallimento della procreazione responsabile.

Perché, dunque, una circolare che “sveltisca la pratica” al di fuori degli ospedali?

“Se la legge stabilisce che un aborto debba avvenire in ospedale, la circolare è una truffa. La donna esce dal day hospital o dal consultorio con un figlio in grembo ancora vivo – fa riflettere Bruno Mozzanega, ginecologo e docente dell’Università di Padona – poiché l’aborto avverrà in seguito, anche dopo diversi giorni, a casa o altrove”.

Quali rischi corre la donna?

“Può accadere che l’aborto non sia completo e si debba intervenire chirurgicamente in un secondo momento. Inoltre, il protrarre l’assunzione della RU486 fino alla nona settimana può aumentare l’eventualità di emorragie. Ma quel che è grave è lasciare sola la donna in una situazione così delicata: non vi sono più margini di ripensamento. La madre è consapevole che suo figlio sta morendo e, anche se cambiasse idea, non può più fare nulla e assiste alla sua morte. Una doppia agonia...”

Come funziona la RU486?

“È un antiprogestinico, assumendolo si priva il feto del nutrimento”.

Cosa succederà.

La procedura di aborto introdotta da questa circolare è messa all’indice dal mondo cattolico e da alcuni esponenti politici. Ed è fortemente sostenuta da altri come l’associazione Luca Coscioni.

Toccherà però alle Regioni decidere se applicarla o meno (in base all’art. 117 della Costituzione): vedremo come si pronunceranno i prossimi candidati alle regionali. 

La truffa.

“La polemica sulla circolare ministeriale è significativa in relazione al modo di bypassare le leggi e il parlamento ma nei fatti è inutile, perché l’aborto si pratica già a domicilio” ricorda Mozzanega.

Ne abbiamo parlato qui. La pillola dei 5 giorni dopo, ellaOne, venduta liberamente in farmacia alle maggiorenni, è spacciata come contraccettivo d’emergenza che impedisce l’ovulazione e il concepimento ma è di fatto un mezzo abortivo (la donna ovula e concepisce, poi il feto muore). Il principio attivo è molto simile a quello della RU486. E i rischi per la salute sono taciuti (compaiono invece in un terzo farmaco, con lo stesso principio di queste pillole, prescritto per trattare i fibromi uterini).

Già un anno dopo la libera vendita in farmacia, nel 2016, in Italia, si vendeva una compressa di ellaOne ogni 2 minuti: 600 acquisti ogni 24 ore. Cliccate qui.

Negli ultimi 5 anni le interruzioni di gravidanza sono scese del 35%: vuoi vedere che, usando ellaOne, le donne abortiscono e non lo sanno?

“Le prese di posizione su quest’ impiego della RU486 sono irrilevanti e sterili se non si ha il coraggio di denunciare con forza l’inganno terribile che viene fatto alla donna con l’informazione non veritiera sui contraccettivi di emergenza – denuncia Bruno Mozzanega – Dal gennaio 2015 la Pontificia Accademia per la vita è al corrente del funzionamento di ellaOne ma non prende posizione pur avendone il dovere etico e scientifico”.

L’azienda produttrice, HRA pharma, si era impegnata nel 2009 a dimostrare che ellaOne non può essere usata per interrompere la gravidanza e non lo ha ancora fatto. Nei macachi che pesano un quintale la pillola è abortiva allo stesso dosaggio indicato per le donne. Cliccate qui, sulle slides da 78 a 84.

 

La tutela, dunque, è il silenzio… shhhhhhhhh.

 

Ci dicono che “il diritto all’aborto non si deve toccare”. L’ignoranza pure.