Quando sei in ospedale, il timbro di fabbrica, te lo dà la positività al virus. Se sei positivo e asintomatico e vieni ricoverato per un infarto, diventi un paziente Covid (e se a causa dell’infarto finisci in terapia intensiva, sei comunque paziente Covid”). Non solo. “Se sei stato positivo al Sars-Cov-2 e in seguito diventato negativo, se ti dovessero capitare un infarto o un ictus fatali, sei annoverato fra i morti di Covid. È un assurdo, lo so, ma oggi si ragiona così”.

Queste sono le parole di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, pronunciate alla conferenza stampa del 27 agosto. Cliccate qui e ascoltate.

Per la verità, su questo “timbro di fabbrica” indelebile come un tatuaggio, avremmo volentieri accolto chiarimenti o approfondimenti da parte del Comitato Tecnico Scientifico o dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma non sono mai arrivate risposte alle nostre domande (inoltrate dalla prima settimana di settembre). Soltanto una telefonata informale con l’ufficio stampa durante la quale ci è stato riferito che “non conoscendo il virus, prudenzialmente, si può pensare che qualsiasi malattia sopraggiunta dopo la negativizzazione sia dovuta al virus stesso”.

È assurdo ma è così.

Paese che vai, virus che trovi

Tuttavia in questo caso si tratta di una licenza tutta italiana. Le linee guida OMS sulle cause di morte da Covid 19 sono ben diverse. Leggete qui e osservate la tabella allegata con la scritta No Covid 19 Death.

In Italia chi è positivo e poi muore per un infarto è contato come decesso Covid, secondo i parametri OMS invece, nello stesso caso, la morte è da ascrivere ad infarto. Ci si chiede se questo modo di classificare i decessi possa spiegare l’ alta letalità attribuita al Covid 19 in Italia, mentre in altri Paesi è stata ed è minore. 

Fra le linee guida OMS troviamo: “È importante registrare e segnalare i decessi dovuti a COVID-19 in modo uniforme” (pag 3). E: “I cambiamenti (nel modo di classificare i decessi, ndr) a livello nazionale porteranno a dati meno comparabili a quelli di altri Paesi e meno utili per l’analisi” (pag 9).

L’OMS ricorda che esistono anche altre malattie:

“Le persone con COVID-19 possono morire per altre malattie o incidenti, tali casi non sono decessi dovuti a COVID-19 e non dovrebbero essere registrate come tali. Nel caso in cui pensi che COVID-19 abbia aggravato il decesso, è possibile segnalare COVID-19 nella Parte 2”. (Pag 7).

Per valutare i dati dell’epidemia di oggi, occorre non dimenticare questa premessa, il cosiddetto “timbro di fabbrica”.

Come colpisce il Covid: confronto fra ieri e oggi

Dati relativi al 5 ottobre 2020 e paragonati con quelli di sei mesi prima, il 5 aprile 2020 vedi tabelle ISS allegate:

Positivi al test oggi 59.000 vs. sei mesi fa 91.000

Tamponi effettuati totali 12.000.000 vs. 700.000

Ospedalizzati oggi 3.500 vs. 29.000

Terapia intensiva oggi 300 vs. 4.000

Deceduti nella giornata 16 vs. 525

In sintesi:

I positivi sono il 65% rispetto a 6 mesi fa, tanti, però:

I malati in ospedale sono il 12%

I malati in terapia intensiva sono il 7,5%

I deceduti nella giornata sono il 3%

Abbiamo chiesto un commento a questi numeri all’epidemiologo Stefano Petti:Sono le percentuali, progressivamente in calo, a fotografare l’oggi. È evidente che le persone positive non si ammalano come sei mesi fa e non vanno in rianimazione come sei mesi fa. Altrimenti, entro pochi giorni, il tempo per i positivi di ammalarsi seriamente, vedremmo la stessa proporzione, il 65%, anche nei ricoverati e in quelli in terapia intensiva, oltre che nei decessi. Invece siamo al 12%, il 7% e il 3%”

Aggiunge Petti: “È chiaro che il virus è assai meno aggressivo di sei mesi fa. I numeri sono questi e sui numeri non ci possono essere dispute. Osservando la tabella ISS sulla proporzione di casi negli ultimi 30 giorni, suddivisi per stato clinico ed età, si nota che su 47.468 soggetti oltre il 50% degli ultranovantenni è asintomatico”.

Ps. Infine, sulla conta dei morti, non dimentichiamo che c’è il “timbro di fabbrica”.

 

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