Le note potrebbero essere quelle di Comfortably Numb, ma non ne sei neppure sicuro. La chitarra non è certo quella di David Gilmour, quella Fender Stratocaster da cui, dicono, uscivano lacrime, rabbia e dolore. Il chitarrista però non è male. Il Gilda è un pezzo di anni ’80 che resiste nelle notti di Roma. Non ci passavi da un secolo. L’idea di stare qui ad ascoltare una cover band dei Pink Floyd ti sembra strana. Non hai più l’età. Oltretutto è un 29 febbraio, giorno strambo, una sorta di recupero crediti del calendario. Questa volta comunque ne vale la pena. E’ un concerto di beneficienza. Malattie rare. Lì dove la ricerca è un viaggio nell’ignoto e ci si muove come esploratori. Servono soldi.  Quelli che stanno lì a suonare sono un gruppo un po’ particolare. Si chiamano JC Band e suonano insieme dal 2008. Niente biglietti ai loro concerti, ma soldi sì, donazioni. Quello che sta cantando adesso, cinquantadue anni ben portati, si chiama Massimo Scaccabarozzi. E’ il frontman della band e un passato da informatore farmaceutico. Ora è l’amministratore di Janssen- Cilag, polo farmaceutico della  Johnson & Johnson, e presidente di Farmindustria. E’ il manager più rock d’Italia.

Tutto è cominciato per caso. C’è un gruppo di colleghi con la passione per la musica. Il più convinto è proprio il grande capo. E’ quasi Natale e si mettono in testa di fare un concerto in azienda. L’idea piace. Quella che doveva essere la follia di una serata diventa una mezza professione, qualcosa di più serio. Per far parte della band bisogna lavorare alla Janssen. Chi va via è fuori anche dai JC. “Cosa mi dicono i miei colleghi in Confindustria? All’inizio magari erano perplessi. Ora no. Ora hanno capito”.

Scaccabarozzi è chitarra e voce. Maurizio Lucchini, al basso, Matteo Risi, chitarra elettrica, lavorano nella direzione medica. Francesca Mattei, tastierista, è Market Research Manager. Antonio Campo, alla batteria, e Francesco Mondino, anche lui alla chitarra elettrica, sono key account manager. Sono al terzo album in quattro anni. “Li usiamo come regali di Natale. Dodicimila copie inviate a amici, clienti e azionisti. L’obiettivo è sempre lo stesso: raccogliere fondi”. E’ così che si sono ritrovati a suonare in Italia e all’estero. Davanti ai colleghi della Confindustria o per Emergency, in teatri di provincia e aLa Banquedi Milano. “Non ci prendiamo sul serio, ma crediamo che questo sia un modo concreto per fare solidarietà”. Ogni volta con l’idea di aggiungere un altro mattone nel muro.

E’ da qui che nasce il tributo ai Pink Floyd. Il presidente di Farmindustria sorride. “La verità è che non ci limitiamo a loro. Non siamo una vera tribute band. Nel nostro repertorio ci sono anche Jimi Hendrix e i Guns N’ Roses, Bryan Adams e Vasco, Ligabue e Battisti. Non siamo puristi e neppure ossessivi nelle nostre passioni”. Professionisti? “A nostro modo sì. Non è soltanto un hobby. Prendiamo questa cosa sul serio, perché è serio il motivo per cui lo facciamo. E poi ci ritroviamo a suonare davanti a un migliaio di persone. No, prima non mi era mai capitato di stare sul palco. Solo un paio di noi avevano già avuto una band”.

Un amministratore delegato che si mette a suonare per raccogliere i fondi, i suoi dipendenti che lo seguono, e la voglia di superare quella definizione di malattie rare che sono una lista lunga come una quaresima. “Settemila malattie e in Italia colpiscono più di due milioni di persone. Il mio sogno è che con una ricerca sempre più orientata a soluzioni personalizzate un giorno non ci sarà più differenza tra malattie rare e non”. E’ il motivo per cui si va sul fronte del palco.

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