Te ne vai in giro ogni volta come se non toccasse a te. Senti solo il rumore di sponda della morte, e cammini, come se per vivere bastasse solo chiudere gli occhi e andare avanti. Solo che questo tempo stagnante ti ha messo dentro un grande recinto, grande come l’Europa, dove i fantasmi uccidono, a caso. Questo posto è un mattatoio della fortuna, una roulette russa su larga scala, ma se conti le possibilità il tiro dei dadi non ti mette affatto al riparo dell’imponderabile. Sono le stesse possibilità di un gratta e vinci o, purtroppo, di un gratta e perdi. Non è detto che non possa toccare a te. Allora tutto questo non ha a che fare con i popoli, con le nazioni, con i grandi flussi e con gli affreschi giganteschi della storia. E’ un affare tra te e lui, tra te e l’assassino casuale, quello che entra nella conigliera delle città e stringe il collo di uno dei tanti conigli rannicchiati lì dentro. Il banco è lui e arriva a vestire i banchi metafisici del destino. Questo pensiero è drammatico e frustrante, ma soprattutto ti rende debole. Non sei una preda, sei carne da macello.

Tu e lui. Tu sei inconsapevole. Non sai come il tuo mondo sia diventata una conigliera. Non sai più chi sei. La paura ti ha spinto a spogliarti di tutto e rifugiarti nel mattatoio. La paura ti ha fatto abbracciare il nichilismo: se non sei, non esisti, nessuno ti può fare del male. Ti hanno chiesto di rinunciare a tutte le tue bandiere, perché le bandiere dividono, provocano, sono un atto ostile. L’io è cattivo, solo il noi è corretto. La libertà è santa solo se è qualificativa. Invece ci sarebbe anche questo io senza qualità, che alla radice della storia dell’Occidente. Quello che spesso manca nella foto di gruppo, perché più invisibile degli invisibili. Quello senza etichette e che non trova spazio nel calendario delle giornate da dedicare. Il povero cane sciolto, magari banale, forse percepito come troppo astratto, ma maledettamente reale, perché è poi per lui che è stata costruita tutta l’architettura sacrosanta dei diritti dell’uomo. E lui è l’io, l’individuo. Senza aggettivi qualificativi, senza generi, senza razza, così universale da superare ogni discussione sul sesso degli angeli, perché il bello degli individui è che sono padroni assoluti della loro sfera privata. Ma questo io ideologicamente è una bestemmia, è una rivolta contro Dio, contro lo Stato, contro i sacerdoti, contro i profeti, contro la maggioranza, contro le burocrazie, perfino contro la democrazia. E’ l’unico e solo sovversivo di questo tempo dove conta solo il tutto o il nulla, lo zero e l’infinito. L’uno è una bestemmia.

Ti hanno fatto dimenticare questo io e ti hanno messo nella conigliera. Pronto per essere scannato. Il carnefice al contrario sa benissimo chi è e cosa vuole. E’ l’uomo delle certezze assolute, quello che odia mettersi in gioco come individuo, un maniaco ossessivo che pretende di allontanare da sé qualsiasi incertezze. E’ l’uomo della società chiusa, che dalla nascita fino alla morte segue un percorso già scritto, scritto in un libro, un libro sacro. Non importa davvero neppure chi sia l’autore. E’ l’uomo che odia la libertà perché non ne vuole pagare il prezzo, la sua più grande ossessione è il dramma umano, troppo umano, della scelta. Il suo equilibrio perfetto è la morte, lì dove tutte le possibilità si riducono a zero. La morte è il paradiso. La morte è l’utopia. La morte è la giustizia.

 

Tu hai rinunciato a tutto per paura di esistere, lui ti uccide per trovare la morte. Questa danza macabra sul nulla si interrompe solo urlando: io esisto. Io sono, io vivo, io non mi nascondo e non ho paura di te. Io non noi.

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