Chi sono gli umani? Yuval Noah Harari ha 38 anni, vive a 30 minuti da
Gerusalemme, ha un compagno e tre cani e insegna Storia medievale. Nel 2011
comincia a preparare una dispensa per i suoi studenti. Scrive, si fa
domande, cerca risposte, va avanti, parte da molto lontano e si accorge che
non sa bene dove arriverà. Il punto di partenza è quel punto interrogativo
lì, qualcosa di antico che nessuno ha la forza e il coraggio di chiedersi.
Ma quando cominci poi è difficile fermarsi. Così quella dispensa diventa
qualcosa di più grande. La dispensa è diventata Sapiens. Un bestseller, un
saggio che prima a Gerusalemme e poi nel resto del mondo le persone leggono,
consigliano, prestano. Migliaia di individui seguono le sue lezioni su
Youtube. È il segno che c’è voglia di tornare alla filosofia, quella che
risponde alle domande fondamentali. Ora quel saggio è stato pubblicato in
Italia da Bompiani: Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità.
Chi sono gli umani?
«Quelli sopravvissuti?»
Non solo loro, anche gli altri. Quelli scomparsi, quelli estinti.
«I sopravvissuti siamo noi. Homo sapiens. Ma non siamo sempre stati soli.
C’erano altre specie, come accade anche a altri animali. Home erectus, Homo
rudolfensis, Homo soloensis, Homo denisova, Homo ergaster e I Neanderthal,
più massicci e muscolosi di noi, si adattavano bene al clima dell’Eurasia
occidentale dell’era glaciale. Nelle regioni più orientali c’era l’Erectus,
che sopravvisse lì per due milioni di anni, il che fa di lui la specie umana
durata di più al mondo. Tutti questi sono umani. Appartenevano al genere
umano».
Perché solo noi siamo sopravissuti?
«Perché solo noi sapevamo cooperare. Gli altri riuscivano a mettere insieme
gruppi di massimo 50 individui. Non si fidavano degli sconosciuti, di chi
non era a loro affine. Il Sapiens no. Magari come gli altri all’inizio era
diffidente, poi trovava qualcosa che li accomunava, anche se restavano
perfetti sconosciuti».
Gli interessi?
«Qualcosa di più straordinario. Finzioni. Miti comuni. Bandiere, religioni,
denaro, tutto quello che è immaginario. I primitivi cementano il loro
ordine sociale credendo a fantasmi e spiriti, raccogliendosi a danzare
intorno al fuoco nelle notti di luna piena. I moderni uomini d’affari sono
in realtà stregoni contemporanei. La differenza principale con gli sciamani
è che raccontano storie più bizzarre. Nessuna di questa cose esiste al di
fuori delle storie che le persone si inventano e si raccontano».
Siamo sopravvissuti grazie alle storie? Grazie a Omero?
«Esatto. A Omero e ai tanti Omero prima e dopo di lui. L’immaginazione. Il
Sapiens può parlare di cose che non esistono veramente, e mettersi in testa
cose impossibili appena sveglio. Non riuscirete mai a convincere una
scimmietta a darvi una banana promettendole che nel paradiso delle
scimmiette, dopo morta, avrà tutte le banane che vorrà».
Il Sapiens non è solo storie. È anche scienza e tecnica.
«E qui arriviamo alla accelerazione relativamente recente di quello che
siamo diventati. La tecnica ci ha permesso di produrre al di là del nostro
consumo. E abbiamo investito in conoscenza. Scienza, tecnica. Dobbiamo
riconoscere che il sistema di produzione chiamato capitalismo ci ha permesso
di destinare risorse a capire, controllare e trasformare il mondo. Questo
spiega l’accelerazione progressiva che c’è stata dal tardo Medio Evo fino a
oggi. E poi c’è un’altra cosa che ha a che fare con la nostra curiosità».
Cioè?
«Noi non sappiamo. A un certo punto abbiamo capito che non ci sono tutte le
risposte alle nostre domande. Non è possibile dare una risposta a tutto. E
da allora ci siamo messi a cercare le risposte, accettando la nostra
ignoranza. Non c’è un sacro testo dove trovi tutto, ma le risposte devi
andare a cercartele. Sappiamo di essere ignoranti e allo stesso tempo
abbiamo sempre più potere. Resta un problema. La nostra etica non ha seguito
la nostra potenza. Stiamo diventando super uomini, ma l’etica è la stessa
dell’Homo sapiens».
Siamo come gli dèi dell’antica Grecia?
«Invidiosi, meschini, bugiardi, piccoli e viziati. Con super poteri e
un’anima piccola».
L’alternativa dovrebbe essere il Superuomo etico o, se si vuole, il super
eroe modello Marvel: a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità.

«La prossima fase storica comprenderà non solo trasformazioni tecnologiche e
organizzative, ma anche mutazioni fondamentali nella coscienza e
nell’identità umana. E queste potrebbero essere così radicali da mettere in
questione lo stesso concetto di umano. Alcuni sostengono che nel 2050 un
numero esiguo di umani potranno già essere amortali. Qualcuno parla invece
dei prossimi secoli. Se è vero che sta per calare il sipario sulla storia
dell’Homo sapiens, noi che apparteniamo a una delle sue generazioni finali
dovremmo dedicare un po’ di tempo a rispondere a questa ultima domanda: cosa
vogliamo diventare?»
Si accettano scommesse
«Purtroppo temo che il modello vincente sarà Zeus. L’Homo sapiens sapiens
assomiglierà più al signore dell’ Olimpo che a Spiderman».

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