Carlos Franqui arriva vestito di lino bianco, cammina lento, con quello sguardo che percepisce in fretta tutto l’orizzonte e i baffi bianchi da vecchio signore del popolo. È arrivato a 86 anni con un grande vuoto nell’anima, un pezzo di isola caraibica che lui continua a sognare da lontano, con un grammo di nostalgia e una montagna di sensi di colpa. Cuba è una truffa, un cocktail sbagliato, che affoga la libertà in pessimo rum e in qualche succedaneo della Coca-Cola. Franqui non beve mai Cuba libre: «È una menzogna». Parla un italiano colto, lento, con un lieve accento ligure. […]