Questo è un blog sulla ‘ndrangheta la cui ambizione principale non vuole essere quella di dare risposte ma quella di farsi delle domande.
La prima che mi viene in mente è questa: che cosa unisce la sanguinaria evasione dell’ergastolano Domenico Cutrì davanti alla sezione distaccata del tribunale di Busto Arsizio, a Gallarate con quella silenziosa di Saro Mammoliti, capo (pentito?) della cosca che opera a Oppido Mamertina a causa di una condanna a 13 anni e 6 mesi per estorsione aggravata? Proprio mentre a San Luca un presunto cartello criminale si sarebbe spartito gli appalti pubblici nella Locride (oltre ai Mammoliti sarebbero coinvolte anche le famiglie Pelle «Gambazza», Nirta «Scalzone» e «Terribile», Romeo dette «Staccu»)?
E soprattutto: che cosa sta succedendo alla potentissima organizzazione criminale calabrese con la testa a Milano e il cuore nell’Aspromonte che avrebbe dovuto essere smantellata dalle operazioni giudiziare che si sono abbattute sulle cosche? A che punto sono i processi sulle inchieste come Infinito, Crimine, Meta e Redux sulla presenza delle famiglie calabresi in Lombardia, tanto per fare qualche esempio?
E le sentenze? Sono tutte allineate sull’idea che la ‘ndrangheta sia un soggetto unitario con una cupola, come hanno scritto di recente i magistrati calabresi Giovanni Musarò e Antonio De Bernardo? Secondo i due inquirenti (si parla del processo Infinito, quello che vede alla sbarra tra gli altri Domenico Oppedisano) è in corso «un tentativo di ridimensionare il processo e lo spessore criminale degli imputati, con buona pace del fatto che nel processo, in un unico processo, sono coinvolte direttamente o indirettamente le più importanti e prestigiose famiglie di ‘ndrangheta della Calabria (…) ironizzando sulla figura di Oppedisano, anche se le risultanze processuali dimostrano che si trattava di un personaggio storico, rispettato all’interno dell’intera ‘ndrangheta, capo-locale di Rosarno e responsabile della Provincia già prima di essere nominato capo-crimine (…) lasciando intendere che la ricostruzione che é stata fatta é frutto non di un’attenta lettura delle risultanze processuali, ma della pretesa di trapiantare in Calabria il modello palermitano» della Cupola siciliana.
Ma se la ‘ndrangheta è unitaria, perché alla famosa cena-summit di ‘ndrangheta di Paderno Dugnano il 31 ottbre 2009 al circolo anziani intitolato ai giudici «Falcone e Borsellino», la cui immagine ha fatto il giro del mondo e nella quale i vertici della ‘ndrangheta avrebbero dovuto eleggere il nuovo capo dopo la morte di Carmelo Novella, il boss «scissionista» ucciso un anno prima a San Vittore Olona, in provincia di Milano, proprio perché voleva rendersi indipendente dalla Calabria, mancavano boss indiscussi come Paolo Martino della famiglia De Stefano o un rappresentante della famigli Flachi, tanto per fare due nomi?
E perché uno dei boss come Giovanni Ficara sapeva dell’inchiesta già da qualche mese? E chi è veramente Giovanni Zumbo, il commercialista spione amico dei boss che passava dai corridoi del palazzo di giustizia di Reggio Calabria alle tane dei capobastone passando dai servizi segreti e dalla segreteria di un politico di primissimo piano in Calabria? Cosa vuol fare veramente la Mamma?

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