Silvio Berlusconi verrà a Reggio Calabria come testimone sul processo (che probabilmente sarà unificato) a Claudio Scajola e a Chiara Rizzo, accusati di  aver agevolato la latitanza di Amedeo Matacena jr, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e di averne mascherato il patrimonio per sfuggire al sequestro dei beni tramite intestazioni fittizie e una complicata alchimia contabile. L’ex premier è stato citato davanti al Tribunale per parlare dei «rapporti esistenti tra l’ex armatore e l’ex ministro dell’Interno al tempo in cui il deputato calabrese non fu ricandidato alle Politiche del 2001». Assieme a Berlusconi testimonierà anche Marcello Dell’Utri «per capire – spiegano i legali del braccio destro dell’ex armatore Martino Politi, anch’egli alla sbarra – cosa c’entra il teorema accusatorio che vuole Matacena intenzionato a spostarsi da Dubai in Libano con la permanenza di Dell’Utri in quel Paese. Siccome hanno parlato di una sorta di filo conduttore tra le due cose o comunque di una correlazione, voglio chiedere direttamente a Dell’Utri come stanno le cose».

Una decisione, quella di ascoltare il Cavaliere, che ha fatto insorgere il deputato democrat Davide Mattiello: «Le scelte difensive di citare come testimoni l’ex premier Silvio Berlusconi e l’ex presidente libanese Amin Gemayel (che avrebbe dato l’ok logistico-politico allo spostamento di Matacena nel paese dei cedri, poi saltato, nda) danno la misura della rete di relazioni in cui si colloca la vicenda di Amedeo Matacena. Sono sempre meno convinto che Matacena resti latitante a Dubai per evitare una condanna definitiva a poco più di 3 anni di carcere. Per lui è meglio arrendersi e consegnarsi». Mattiello è l’esponente Pd che da tempo insiste perché il governo riformuli gli accordi con gli Emirati sull’estradizione, su cui è al lavoro a Dubai la delegazione italiana.

Le frasi di Mattiello hanno scatenato i legali degli imputati: «Il deputato Pd farnetica. Se ha le prove di ciò che dice, se riesce a portare documenti che possano legittimare ciò che dice, che li porti alla Procura della Repubblica e chieda un incontro con il pubblico ministero Giuseppe Lombardo. Ma se pensa di farsi pubblicità politica e campagna elettorale nel processo di Matacena, ha trovato la piattaforma sbagliata. Siamo pronti ad un confronto pubblico ma deve portare le carte. Insinuazione, illazioni e maldicenze se le deve risparmiare. Si occupi della Commissione Antimafia presieduta dall’onorevole Rosy Bindi. Faccia il suo lavoro di legislatore, non di istigatore o di magistrato. In questa inchiesta i magistrati sono altri e stanno facendo anche bene il loro lavoro».

Per Berlusconi si apre un nuovo capitolo giudiziario: la sua testimonianza in un processo in cui l’imputato di pietra è la ‘ndrangheta rischia di far scattare ancora una volta il cortocircuito mediatico-giudiziario che appena ieri sembrava spento dopo l’assoluzione del Cavaliere in Cassazione per il caso Ruby. Da Reggio Calabria rischia di arrivare nuova linfa per i detrattori di Forza Italia e per chi, per meri motivi politici, rischia di avvalorare la tesi che le cosche calabresi guardino solo da una parte politica quando si tratta di fare affari. La triste verità invece è che la ‘ndrangheta non ha colore. Ma vallo a spiegare ai forcaioli anti Cav in servizio permanente…

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