Nell’affaire che ruota intorno al presunto dossier fotografico per ricattare il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, «colpevole» di essersi fatto fotografare assieme ad alcuni ’ndranghetisti che spadroneggiano a Reggio Emilia, città che Delrio ha guidato prima di lasciarla al suo braccio destro Luca Vecchi, spunta un dossier compilato dai servizi segreti che rischia di travolgere l’attuale giunta reggiana.

Maria Sergio, moglie dell’allora vicesindaco Vecchi e dirigente sino al 2014 del settore urbanistico del comune di Reggio Emilia, sarebbe al centro da una decina d’anni di una serie di indagini relative a un traffico d’informazioni «sul cambiamento di destinazione d’uso di importanti lotti di aree – dice un rapporto dei carabinieri consegnato alla Dda – che da agricole venivano rese commerciale, agevolando così acquisiti a basso costo di vasti appezzamenti di terreni che, in breve tempo, aumentavano notevolmente il proprio valore di mercato». Il tutto nel comune di cui era importante dirigente, nonché moglie di un esponente Pd oggi primo cittadino, prima di farsi trasferire nella vicina Modena per ragioni d’opportunità.

Erano «informazioni sulle decisioni in itinere da parte dell’amministrazione comunale reggiana riguardanti i cambi di destinazione d’uso di terreni. L’indiscrezione rimbalzata dal Resto del Carlino e dal sito reggioreport riguarda un’indagine – denominata Brick, come mattone in inglese – e la vendita dell’area dell’ex casello dell’Autostrada del Sole alla società immobiliare NordEst. Non solo: la donna, calabrese di Cutro – stesso paese del boss Nicolino Grande Aracri – e parente di alcuni imputati alla sbarra al processo AEmilia sulle infiltrazioni della ’ndrangheta nelle giunte rosse (come l’imprenditore Roberto Turrà) – sarebbe stata «attenzionata» anche dai servizi segreti. Secondo le risultanze degli 007 l’avvocato Domenico Grande Aracri, fratello del boss anch’egli imputato nel processo Aemilia, avrebbe millantato l’amicizia della Sergio per far ottenere a un imprenditore edile degli appalti nella ricostruzione post-sisma emiliano.

Secondo un rapporto dei carabinieri del 28 gennaio 2013 che il procuratore di Reggio Emilia Giorgio Grandinetti ha inviato alla Dda di Bologna il 28 gennaio 2013, diventato pubblico con gli atti del processo AEmilia messi a disposizioni della parti, la Sergio sarebbe «una dei principali indagati nel procedimento penale numero 902/06 modello 21 della procura reggiana per corruzione e abuso d’ufficio». Il procuratore capo della Repubblica reggiana Giorgio Grandinetti smentisce che la donna sia indagata, ma secondo fonti vicino alla Procura si tratterebbe di una smentita tattica. «Siamo alle comiche finali sulla vicenda», dicono in città. Grandinetti infatti ha precisato che sebbene nel rapporto dei carabinieri alla Dda si legga che all’ex dirigente all’Urbanistica del comune reggiano «non potendosi considerare qualche raro riferimento specifico», la Sergio non è mai stata iscritta nel registro degli indagati sebbene l’indagine non sia »ancora stata chiusa». Eppure nel rapporto consegnato ai pm si legge anche che «le indagini hanno permesso di conseguire positivi riscontri probatori sul comportamento illecito tenuto da alcuni funzionari delle locali amministrazioni comunale e provinciale (tra cui Maria Sergio) per favorire imprenditori di questa provincia nell’acquisire unità immobiliari ritenute strategiche». La Sergio si sarebbe anche data da fare «per ottenere il rilascio di concessioni, autorizzazioni e appalti in favore di imprese edili riconducibili a personaggi di origine calabrese» come lo stesso Turrà.

Tra le società che acquisirono parte delle aree dell’ex casello della A1 («attraverso un complicato giro di società», scrivono i carabinieri) c’era anche l’Immobiliare Nord Est spa di cui Vecchi era presidente del collegio sindacale. La discussa compravendita fu rivelata dal giornalista Pierluigi Ghiggini, cui Delrio chiese un milione di euro salvo poi rimangiarsi la querela alla vigilia delle elezioni 2014 vinte proprio da Vecchi. Curiosamente alle stesse conclusioni giunsero anche gli 007 dell’Aisi: «Maria Sergio avrebbe fornito all’avvocato Domenico Grande Aracri, fratello del boss Nicolino rassicurazioni in ordine all’assegnazione di appalti per i lavori di ricostruzione post-terremoto in Emilia Romagna, affermando di poter contare sulla sua amicizia». Non solo: la Sergio «sebbene decaduta dal 2010 per questione di opportunità dall’incarico di dirigente del servizio edile municipale (…) continuerebbe ad esercitare in virtù del suo ruolo di controllo sulla pianificazione urbanistica, una forte influenza sull’attività del comparto edilizio», facendo favoritismi a un imprenditore cutrese oggi deceduto con una concessione edilizia che sarebbe stata conferita ancora prima dell’approvazione del cambio di destinazione d’uso e senza che fossero previste le opere di ubanizzazione da parte della commissione edilizia» e a «un geometra considerato “a disposizione” delle cosche». Il tutto evidentemente all’insaputa dell’allora sindaco di Reggio Emilia Delrio.

I Cinque Stelle, che da mesi chiedono che il ministro riferisca alla commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi, invocano le dimissioni di Delrio: «Quanto emerge dalle note informative dei Carabinieri alla Dda del 28 gennaio 2013 è di una gravità inaudita. Come primo atto dovuto sono necessarie le immediate dimissioni di Graziano Delrio da ministro, visto che al tempo di tutti i fatti era sindaco di Reggio Emilia ed ha scelto lui personalmente Maria Sergio, moglie dell’attuale sindaco Luca Vecchi al tempo capogruppo Pd». Dar loro torto è difficile.

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