Cresce di 1 milione di persone negli ultimi tre anni (2013-105) il numero di sottoscrittori di Fondi Comuni Italiani secondo le statistiche pubblicate da Assogestioni, l’Associazione di Categoria delle SGR operanti sul territorio italiano.

La crisi economico-finanziaria e la successiva recessione (che alcuni vedono terminate, ed alcuni no), hanno portato ad una fuoriuscita consistente da questi prodotti (pirm del 2013) a tutto vantaggio di prodotti bancari che hanno reso utili molto interessanti alle banche che li distribuivano. Ma i mercati, si sa, cambiano in continuazione e ora agli sportelli bancari i Fondi vengono spinti con decisione e convinzione, soprattutto per poter offrire ai clienti un modo di investire il nuovo risparmio (a queli pochi che ne producono) o un modo di remunerare il capitale (qui la fetta maggiore del mercato) nell’epoca dei “tassi zero”.

E quindi quanti sono chi sono questi risparmiatori che si affidano alle SGR (Società di Gestione del Risparmio) delegando l’operatività sui mercati finanziari dei propri denari? Assogestioni, nello studio di Alessandro Rota e Riccardo Morassut intitolato “I sottoscrittori di fondi comuni italiani“, ne ha contati 6,4 milioni, ed in particolare:

  • residenti principalmente ai Nord Italia (vedi immagine),
  • sempre più anziani: età media 59 anni, con il 18% over 75 anni
  • 54% uomini e 46% donne: quest’ultime in crescita tendenziale negli ultimi anni
  • il 18% risparmia in fondi esclusivamente tramite PAC (Piani di Accumulo Capitale)
    Schermata 2016-06-14 alle 11.07.13

E quindi? Quindi nel paese che stenta a ritrovare una strada per svilupparsi ed interrompere il proprio declino, soprattutto rispetto ai Millennials (giovani tra i 18 e i 35 anni), si conferma che la popolazione più anziana è quella che ha in maggiormanza in mano la ricchezza privata. E forse per questo motivo ancora l’unico target che davvero interessa gli Istituti Finanziari, i Partiti Politici e i Media Tradizionali.

Tag: , , , , , , , , ,