Tira una brutta aria tra i top spender della pubblicità e il colosso guidato da Mark Zuckerberg. Il motivo del contendere è presto detto: dopo 2 anni (24 mesi o se volete 730 giorni) a Menlo Park si sarebbero “accorti” che i dati registrati e forniti agli inserzionisti che utilizzavano il formato video non sarebbero del tutto corretti. Si tratta di una piccola cosa: tutti i video visualizzati dagli utenti per un lasso di tempo inferiore ai 3 secondi sarebbero stati esclusi dalla media del tempo di visualizzazione fornita agli inserizionisti, quale chiave di lettura del succcesso/insuccesso delle proprie campagne, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal.

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Mentre lo scandalo sta montando, la difesa del social network più famoso del mondo, che prospera grazie alla vendita di spazi pubblicitari, è affidata ad un “avevamo scritto tempo fa che funzionava così” e ad un “ora lo sistemiamo”. Peccato che per molto tempo il parametro incriminato sia stato uno dei più utilizzati. E’ chiaro agli addetti ai lavori che cosa questo significhi. Proviamo a spiegarlo a chi non lo è. Se ometto di conteggiare tutte le volte in cui il video è partito per pochi secondi, ovvero non è stato visualizzato (basta pensare a quei video che partono mentre si scorre il proprio wall), il risultato si altera e di parecchio, perchè conteggiando la media, la alzo e di parecchio.

A gran voce si richiede ancora una volta di avere degli enti “terzi” certificatori di questi dati, ma ovviamente Facebook non gradisce questa richiesta. D’altronde nell’epoca in cui quasi tutte le campagne di video adv transitano su quella piattaforma, il timore di restare esclusi è grande. E quindi in tanti hanno chiuso gli occhi o lo faranno in futuro. Ma che da oggi le statistiche autoprodotte segnino un passo indietro è un fatto. Almeno per coloro i quali hanno creduto in modo fideistico a tutto quello che la piattaforma sin qui ha “deciso” di mostrare e “autocertificare”.

Ma Zuckerberg non è un ingenuo. Affatto. E starà già preparando una strategia di conciliazione. Anzi proviamo a suggerirla noi: perchè non dare ai top spender 500.000 euro in spazi quale risarcimento. In fondo quando un terremoto così si verifica, non è quello il modo di agire?

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