Non è una novità, ma Vladimir Putin ha spinto sull’acceleratore con decisione: via tutti i software targati USA, in particolare per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione Russa. La mossa è dettata da molteplici ragioni tra cui quella di rendersi totalmente indipendenti dal “nemico” per quanto riguarda le informazioni gestite digitalmente, quella di sostenere l’industria del settore, in cui i russi non hanno nulla da invidiare alle aziende statunitiensi, quello di “risparmiare” solo nella PA più di 250 milioni di euro.

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Ma non è finita qui. La vera notizia è che c’è l’intenzione di alzare le tasse per tutti coloro i quali vendono le proprie soluzioni al paese guidato da Putin, una vera e propria barriera fiscale, al fine di reinvestire il denaro ottenuto per sostenere le aziende locali, quali ad esempio Yandex e Mail.ru.

La Cina ha anche a tempo alzato le barriere verso i software occidentali, le sue piattaforme e i social network a tutto vantaggio di società (veri e propri colossi) locali, in grado di essere più vicini all’utenza, ma soprattutto “libere” dalla cessione di dati e denari verso l’occidente, e principalmente gli USA.

Le guerre si giocano su molti fronti e questo sta diventando uno di quelli che seppur apparentemente incruenti in termini di vittime sul campo, si configura come una delle disfide più delicate e importanti dei prossimi anni. La partita non è solo di tipo economico, ma anche strategico: una nuova guerra per blocchi giocata sui byte. Chi riuscirà a prevalere?

 

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