I sondaggi che si susseguono da qualche tempo per cercare di prevedere l’esito del Referendum elettorale del prossimo 4 dicembre stanno evidenziando due trend molto importanti. Il primo è che la distanza tra coloro che voteranno Sì e coloro che voteranno No non è particolarmente pronunciato. Al punto che l’errore campionario (ovvero il fatto che la fotografia scattata dalle indagini) in realtà lascia spazio a un equilibrio che non è ancora rotto a vantaggio di un fronte.

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Il secondo trend è molto chiaro: quasi metà degli aventi diritto non intende (al monento) recarsi al seggio ed esprimersi. Da un lato perchè non sufficientemente informati, da un lato perchè larghi settori della popolazione sono ormai disaffezionati allo strumento del referendum (che per inciso, qualora dovesse vincere il Sì, cambierebbe sostanzialmente le regole per il raggiungimento del quorum). La partita che si sta giocando tra chi si sta attivamente impegnando a portare voti dalla propria parte, passa quindi anche e soprattutto dal portare alle urne gli elettori. E il sapore di molte dichiarazioni che si registrano ormai con cadenza quotidiana, fanno a volte pensare che se l’agenda mediatica sarà così martellante sul tema, ancora più persone sceglieranno di passare la domenica altrove invece che presso un seggio. I tecnicismi e le metafore per ora scandite sembrano davvero controproducenti per il corpo elettorale più vasto, mentre servono molto bene a radicalizzare gli attivisti. Da qui a 2 mesi vedremo quale sarà l’esito, ma numeri alla mano sembra indiscutibile che la promozione o la bocciatura del quesito costituzionale sarà operata da una minoranza. Con buona pace dei padri fondatori…

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