Le analisi del voto al Referendum si susseguono e dicono tutto e il contrario di tutto. Come accade ovunque, e ancor di più quando l’appartenenza politica e/o ideologica la fa da padrone rispetto ad una competizione elettorale. In questo caso specifico forse ancor di più, sia per la rilevanza mediatica che nel Belpaese ha ossessionato la campagna elettorale, sia per la caratteristica dell’espressione del voto: una scelta dicotomica rispetto a una riforma complessa e multitematica. In alcuni studi qualitativi condotti in questi mesi è emersa un’interpretazione via via differente da parte degli elettori:

  • in primo luogo la rilevanza di alcuni temi prioritari rispetto ad altri (chi dichiarava di votare per abolire parzialmente il Senato, chi per opporsi alla riforma del Titolo V, e così via)
  • secondariamente la propria scelta non coincideva con il partito o movimento più vicino alle proprie idee

Proprio su questo secondo punto credo valga la pena soffermarsi, grazie all’approfondimento messo a disposizione dall’Istituto Ixè di Trieste (vedi tabella) basato su 3.200 interviste realizzate a ridosso del 4 dicembre.

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Ho riportato la tavola che ricostruisce in termini di valori assoluti (e non di percentuali) il voto per appartenenza politica (ovvero il partito votato alle Elezioni Europee del 2014). Colpiscono (o meglio mi colpiscono) alcune cifre:

  • il numero assoluto di votanti per il NO del PD (che sosteneva il sì) è quasi pari a quello dei votanti NO di Forza Italia (che sosteneva il no): 2.277.000 (PD) vs 2.693.000 (FI)
  • oltre 1.500.000 di voti al Sì espresso da elettori che avevano votato per schieramenti che sostenevano il no (Tsipras+FI+Lega+FI+M5S)
  • corposo (e forse collegato a un’assenza nella dichiarazione di voto precedente durante le interviste) il numero di persone che si sarebbero recate alle urne ma che non avevano votato alle Europee 2014: più di 10 milioni. Indipendentemente dal numero, anche questo segmento di elettori ha preferito esprimere un No alla riforma.

Il “bello” di questa post-campagna è che giornali, talk show, social network, blog e via dicendo sono inondati in queste ore di commenti ed intepretazioni che vedono “tirare per la giacchetta” milioni di elettori. Su tutti, il PD che pensa di avere il 40% potenziale del mercato elettorale, ma anche nel versante opposto più di qualche leader marcia e sogna su voti referendari tradotti in preferenze di partito. Le eventuali elezioni anticipate o a fine legislatura renderanno conto (almeno parzialmente) di quel che il Referendum Costituzionale può aver raccolto in termini di consenso. Ma da qui a quel giorno (ahinoi) sentiremo ancora risuonare nelle nostre orecchie analisi e autoattribuzioni come se il tratto di antipolitica e di rigetto del sistema attuale non esistesse, se non per accusare lo schieramento opposto. Sic transit gloria mundi….

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