Cancelleremo Vittorio Sgarbi. In fondo siamo stirpe italiana: la grandezza ci turba. Così come abbiamo raso al suolo l’anfiteatro romano di Luni, il castello normanno di Francavilla di Sicilia, diviso in frantumi il mirabile Polittico di Pisa di Masaccio, seppellito con i rovi per secoli i templi di Paestum, non possiamo permetterci a lungo la dismisura eccentrica, onirica, di Vittorio Sgarbi. In fondo lo applaudiamo, lo acclamiamo, perché sappiamo che di lui, presto o tardi, ci libereremo. Lo faremo diventare un’icona, un mito, e proprio celebrandolo, esaltandolo, lo liquideremo. Lo liquideremo glorificandolo, mettendolo su un piedistallo. Come le statue di Garibaldi. Sono ovunque, ma nessuno ci fa più caso. Sono diventate così iconiche da risultare irrilevanti. Strana sorte tocca ai miti, alle persone mitologiche, in terra italiana. La massima popolarità, la massima gloria e, poi, beffardamente, il più ingrato degli oblii. Listener (1)

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