5Non è mai esistita la Biblioteca, se non nei racconti di Borges. Nella realtà esistono luoghi sempre diversi, sempre in mutamento ed evoluzione, che accudiscono libri con uno scopo preciso: renderli disponibili gratuitamente ad una comunità di persone, come dice l’etimo greco stesso della parola: biblíon (libro) théke (deposito, ripostiglio), il ripostiglio del libro. Ogni riflessione sulla gestione, sull’uso e sul significato delle biblioteche, deve partire dalla consapevolezza che sarà una riflessione a scadenza, come lo yogurt, perché i luoghi di lettura devono cambiar pelle come cambia pelle la società. Le biblioteche, sia quelle reali che virtuali, nel XXI secolo faranno, infatti, ciò che hanno fatto nei secoli precedenti fino dall’origine della prima biblioteca storicizzata, ovvero continueranno a mettere a disposizione un certo deposito di libri per la consultazione. Tutto ciò che c’è attorno invece cambia o è portato a cambiare. Ma proprio perché non sono mai state immobili nella storia, e mai lo saranno, le biblioteche hanno oggi necessità di essere gestite dalla struttura il più possibile adatta alla metamorfosi delle funzioni, degli spazi e delle potenzialità: e questa struttura è solo la libera determinazione delle persone e dei corpi sociali (chiamiamoli pure “privati”) che vorranno e avranno interesse a gestire questi luoghi con le sperimentazioni, i progetti, le economie e le ricerche che da essi germineranno. Il pubblico, nei tempi nostri, è pachidermico, elefantiaco, burocratico, procedurale. Il privato è dinamico, agile, snello. Il futuro delle biblioteche, soprattutto quelle civiche, sarà preservare l’interesse e l’uso pubblico, dando la gestione ai privati.

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