I familiari sono arrivati alla spicciolata, prima i figli, poi i nipoti. Il vecchio, sul letto d’ospedale di Pisa, reparto Nefrologia, naso affilato, occhi incavati, bocca spalancata, stava morendo. La macchina cardiometrica, accanto al guanciale, che rilevava la frequenza del cuore, emetteva un suono scomposto nel ritmo. Ogni tanto uno di loro usciva, per chiudere gli occhi in pianto, poi rientrava, come se non volesse perdere gli ultimi battiti di vita del padre, del nonno. Ero nella stanza davanti. Seguivo tutto. Avevo pianto davanti alla Peste a Lucca, la grandissima tela del pittore Lorenzo Viani, in cui cadaveri di bambini […]