In fondo era ampiamente prevedibile: nell’arte l’astrazione, che è stata la lingua prevalente del Novecento, non poteva vivere a lungo come dominante, come egemonica, perché l’uomo non vive senza segni, senza simboli, che l’astrazione a lungo ha soppresso pensando di darsi completamente asignica, asimbolica, analfabetica, gesto puro senza connotati di razionale lettura, come invece accade leggendo un romanzo, una poesia (le parole sono segni), guardando uno spettacolo teatrale (i personaggi sono catene di segni), ascoltando una canzone (i brani sono successioni di segni), seguendo un film (trama, lingua e ripresa cinematografica sono alfabeto signico). Il gesto puro, il monocromo, il […]