Fortemente autobiografico, lo spettacolo di Giuseppe Fiorello ‘Penso che un sogno così…’, sarà in scena al teatro Ambra Jovinelli fino al 24 maggio 2015, dopo una lunga tournée di grande successo in diversi teatri italiani, tra i quali il Manzoni di Milano.
Un ‘one man show’, scritto con Vittorio Moroni e diretto da Giampiero Solari, nel quale Beppe Fiorello è con Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, in passato collaboratori di Pino Daniele.
In un viaggio di quasi due ore, Giuseppe, il piccolo di casa Fiorello, accompagnandosi con le meravigliose musiche e canzoni di Domenico Modugno, che si mescolano sapientemente con la narrazione, descrive l’amata Sicilia, i suoi odori, sapori, personaggi a lui cari, ricordi, aneddoti ed episodi della sua infanzia, passioni, sogni.
Racconta dell’adorato padre, morto prematuramente, l’artista di casa: Nicola, un uomo simpatico che cantava le canzoni di Modugno, divenute colonna sonora di ogni momento della sua vita.
Ripercorrendo la sua fanciullezza mostra un tempo lontano, descrive l’Italia di quell’epoca, caratterizzata dal boom economico, che cantava ‘Nel blu dipinto di blu’.
Apparentemente solo sul palco genera, però, un elaborato tessuto narrativo nel quale interpreta Modugno, poi diventa il padre, per ritornare, infine, se stesso.
Con estrema vitalità incarna il cantante di Polignano a Mare, uno dei migliori cantautori italiani, chiamato affettuosamente ‘Mimì’, con il quale è in costante dialogo durante tutta la rappresentazione: l’uomo che ha conquistato l’America, che comincia la sua carriera rinnegando le sue origini, che, nelle sue canzoni, permette una profonda riflessione sul sociale, che ha scandito gli attimi dei suoi primi anni di vita, in cui era un bambino timido, incapace di esprimere e comunicare al mondo desideri e aspirazioni.OK
Si mescolano vicende della famiglia Fiorello con quelle del cantante. Il racconto evidenzia la storia di un giovanissimo uomo, che voleva fare l’attore.
Attraverso lo spettacolo, Beppe, vince il pudore e si racconta, supera la timidezza. Il suo mestiere consente una personale conoscenza, in una sorta di autoanalisi. “Scrivendo ho tirato fuori tutto, per prima cosa la timidezza. Non sapevo affrontare le persone e adesso sono davanti al pubblico”. (Giuseppe Fiorello)
Con lo spettacolo si realizza per Fiorello, il sogno di rappresentare il costante punto di riferimento musicale della propria infanzia, che interpreta con il cuore ed un grande trasporto.
Ironico in alcuni aneddoti, molto toccante a livello emotivo, commovente nella rievocazione di canzoni intramontabili, estremamente coinvolgente fino al congedo con ‘Vecchio frack’.

Beppe Fiorello e Katia Noventa

Beppe Fiorello e Katia Noventa

 

 

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