imageMentre sono seduta con lui sul muretto fuori dalla chiesa di Stella Maris e cerco di fargli un’intervista, senza dirglielo esplicitamente perché siamo troppi amici e lui è molto restio a queste cose, ci interrompono una coppia di turisti francesi che sono venuti a visitare la chiesa e ci chiedono informazioni su dove poter andare a mangiare. Poi una famiglia di tedeschi che parcheggia un furgone in mezzo al piazzale ed entra per dire una preghiera. Come se non bastasse arrivano pure degli spagnoli estasiati dalla bellezza del luogo e dopo poco una famiglia di inglesi … Stella Maris, che il Vaticano ha annoverato tra le 100 chiese più belle d’Italia, è una continua meta di pellegrinaggio e lascia tutti senza fiato. Don Raimondo Satta, parroco di Stella Maris Porto Cervo che comprende anche Abbiadori, Liscia di Vacca e Baia Sardinia, direttore della facoltà di scienze religiose di Sassari e di Tempio Pausania nonché docente di teologia, scrittore (due libri al suo attivo: ‘Sacro Arcaico’, studio a carattere antropologico, sullla magia e forza del rito e ‘Stella Maris’)e che la domenica celebra le messe, è un personaggio a dir poco speciale al quale non è facile carpire confidenze.
Don Raimondo cosa vuol dire essere il parroco di Porto Cervo?
“Per me è la cosa più normale Porto Cervo è un posto come un altro, esiste Stella Maris d’estate e d’inverno, che cambia volto. Quando tengo l’omelia la domenica non è un’omelia diversa da quella che tengo d’inverno, parlo la stessa lingua, solo che d’estate c’è una platea diversa, hai dei fedeli diversi, dal ministro, alla principessa Zara, figlia dell’Aga Khan, tra l’altro sai cosa vuol dire Zara in arabo? Stella come Stella Maris la chiesa che suo papà fece costruire 51 anni fa, il 28 agosto è festa di Stella Maris. E per quest’occasione il 21 agosto abbiamo presentato la seconda edizione del mio libro sulla nostra amata chiesa”. (Edito da T.A.S. di Sassari).
‘Stella Maris icona del cielo e del Mare’ la stella dei naviganti.

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“La chiesa è un opera d’arte architettonica con un suo linguaggio simbolico che deve essere scoperto. Ogni chiesa ha i suoi simbolismi. Tra le sue mura perché non tutti conoscono il linguaggio simbolico di una chiesa che non sono solo delle mura ci sono l’ingresso, il portale, l’aula, il presbiterio, il battistero e tutto è studiato per dire qualcosa, per cominciare qualcosa. Si comunica con la parola, con l’architettura, con l’arte. Penso al quadro della Madonna di ‘El Greco’, le porte di Luciano Minguzzi ,autore delle porte di San Pietro, l’organo a canne del 1600 di scuola napoletana con i tasti in ebano e in osso, l’ambone da dove si proclama la parola opera di Giuliano Vangi autore anche della prima opera che si trova entrando ai musei vaticani, delle medaglie del Papa in argento da collezione, il duomo di Padova, il duomo di Pisa .. tutto di Vangi, l’ultimo scultore figurativo che abbiamo in Italia che ha fatto l’ambone anche nella chiesa di San Padre Pio, quella di Renzo Piano e l’artista oggi ha più di 80 anni”.
Parliamo del libro pubblicato in occasione del 50^ anniversario della fondazione di Stella Maris, la chiesa che Luca Goldoni, nella sua prefazione, definisce candida, solare, profumata di legno giovane.
“Abbiamo deciso di ristampare il libro perché tanta gente me lo ha chiesto, rimane il ricordo, è qualcosa di tangibile. Le foto sono belle e meritano di essere nel libro. Soprattutto sono importanti le parole: chi le legge prima di entrare a Stella Maris, ha un approccio diverso . La gente, se non è resa consapevole, spesso ha i piedi sull’oro e non se ne rende conto. Comunque la chiesa è fatta dalle persone come una casa”.
Il connubio Stella Maris e don Raimondo è qualcosa di unico.
“Stella Maris è diversa da tutte le altre chiese, non è un istituzione é una famiglia.
Vengono tutti i tipi di persone, da quella con la vita più semplice a quella più complicata”.

Il parroco di Stella Maris ha a che fare con il mondo, non con una sola categoria di persone , per cui deve saper offrire quella parola, quell’aiuto spirituale, quel servizio, adattandolo a tutti, dal bambino , all’’anziano, alla donna che ha la solo la prima elementare, al ministro che magari si trova in chiesa, insomma a chiunque.

“La nostra è l’unica realtà che non chiude mai un giorno, non va mai in vacanza , non è una chiesa per i turisti, è una casa sempre aperta. I turisti che vengono a messa a Porto Cervo , parecchie miglia, ci tengono ad essere chiamati parrocchiani.
Noi abbiamo una bella comunità e la gente che viene a Stella Maris è davvero affezionata”.
Qual’è il territorio di sua competenza?
“Stella Maris comprende 4 antichi stazzi galluresi, quello di Abbiadori con la chiesa di San Padre Pio, quasi finita e che stiamo realizzando dal 2002, solo con le offerte della comunità, dall’architetto Savin Couelle che ha lasciato un’impronta indelebile nella costa; la chiesa di Liscia di Vacca e quella di Baia Sardinia. Il principe Aga Kahan scelse quattro grandi architetti per realizzare la costa Smeralda: uno è Jaques Couelle che con il figlio Savin, ha realizzato anche l’hotel Cala di Volpe , l’altro è Vietti che ha realizzato anche le case più belle di Cortina D’ampezzo, Busiri Vici che ha fatto Stella Maris, l’hôtel Romazzino, il´luci de la Muntagna’ , il ‘Balocco’, ´Sa Conca’ …. se leggi architettonicamente queste strutture vedi che c’è una continuità.
Così tutti i quattro Borghi hanno una chiesa perché tra un borgo e l’altro ci sono anche 10 chilometri e un bambino per venire in chiesa da me dovrebbe fare tanta strada.
È una parrocchia che cambia volto, c’è quello invernale di otto nove mesi con i suoi 1500 abitanti e un volto estivo fatto dai parrocchiani estivi che conta circa 10000 presenze in Costa Smeralda e molti di questi vengono in chiesa tra sabato e domenica. Per questo ci sono tante messe perché la chiesa è piccola e siamo costretti a moltiplicare le messe e diamo un servizio che permette di scegliere l’orario più comodo”.
Un lavoro senza sosta. Se la immaginava così la sua vita? “ Questo è il mio percorso. Sono laureato in teologia, ho fatto 9 anni di università a Cagliari e a Padova. È una parrocchia giovane e ho appena finito un campo scuola con 120 ragazzi e fino a qualche anno fa giocavo a pallone con la squadra.
Faccio vita normale e quando salgo in cattedra insegno teologia estetica dell’arte e sono direttore della facoltà di scienze religiose di Tempo Pausania e di Sassari. Ho sempre tanti progetti. Ora in cantiere ce n’è uno molto ambizioso, aprire a breve una nuova sede universitaria di Olbia”.

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