Fonte: Repubblica.it

Fonte: Repubblica.it

 

 

Fuori le cattive maestre dalla scuola: non abbiamo bisogno di costoro.

Avrei voluto dimenticare, dedicarmi ad altro oggi  (alle elezioni, ad esempio) ma c’è ancora qualcosa che mi preme  dire.

L’input arriva subitaneo, per dire, dopo aver letto una lettera  in difesa di Lavinia Flavia Cassaro la “pasionaria” insegnante torinese.

Quella  maestra che è salita agli arbori della cronaca italiana per nessun altro merito se non quello di aver augurato,  agli

appartenenti alle forze dell’ordine, di crepare tutti ed indistintamente solo perché servitori dello stato.

Sento un gelo profondo fino allo stomaco e risalire rapido in forma di rabbia. 

Chi la difende (dopo la sua sospensione)  parte dal concetto assai fumoso che le parole non feriscano, seppur intrise d’odio

e seppur auguranti una rapida morte.

Tutto è concesso per costoro.

Penso, con compassionevole pena,   quanti articoli del Codice Penale per taluni siano sconosciuti, carta straccia. 

Chi la difende oggi  fa sua una verità indiscutibile che è quella che passa dalla libertà di espressione senza freni

squisitamente penalistici,  dimenticandosi furbescamente però che,  nelle parole della Cassaro vi fosse ben  altro, cosucce 

come: l’istigazione al crimine, l’annientamento dell’altro, la violenza fine a sé stessa.

La lucida follia di una maestra che pontifica morte e lancia parole sconnesse d’odio, con una birretta in mano?

Solo questo?

Chi non vede (o non vuole vedere) questa sfumatura concettuale (quella che distingue fra libertà di parola ed istigazione al

crimine) chiamiamola così, mente sapendo di mentire.

Le parole della Cassaro sono state  identiche a quelle pronunciate  dai terroristi negli anni ’70, inutile minimizzare, quando

uccidere un “servo dello stato” era considerato un atto dovuto in previsione di un progetto sociale superiore ipotizzato da

menti criminali.

Perplime anche (ma forse chi la difende a spada tratta non nota la disarmonia) che la “signora” Cassaro sia una insegnante

elementare delegata,  in virtù di un incarico statale,  ad istruire bambini in tenera età a cui forse bisognerebbe garantire

oltre che la conoscenza delle tabelline, anche i rudimentali e mimimi elementi di civiltà, a lei sconosciuti. 

Potrebbe una persona con una birra in mano, esagitata, isterica, fuori di senno con parole ed intenzioni, essere una buona

insegnante per i nostri figli?

Qualcuno strenuamente dirà di sì, a tal proposito è nato anche un movimento “cattive maestre” con cui si ribadisce

l’ingiusta sospensione dall’insegnamento della Cassaro.

Le promotrici “antifascite” (il fascismo va di moda ultimamente, più del color vinaccia per la mezza stagione)  urlano   il

diritto di ciascuno ad esprimere le proprie idee fuori dalle ore d’insegnamento,  e su questo punto sarei d’accordo con le

“cattive maestre” se non fosse che,  nella pretesa di vedere il fascismo ovunque,  non vi fosse una continua  istigazione a

compiere  atti criminali come un omicidio dettato dall’odio verso chi indossa una divisa o uniforme  e dal livore sociale

verso altrettanti lavoratori dello stato, sottopagati. 

Bisognerebbe rinverdire il senso delle parole di un certo  Pasolini, in merito.

Lavinia Cassaro dovrà  fare altro nella sua vita, non insegnare.

“Colui che è maestro di scuola può cambiare la faccia del mondo” disse Leibnitz ed io concordo con lui.

Il mondo interiore della “cattiva maestra” è già così inesorabilmente compromesso ed  intriso di violenza che i bambini è

bene ne siano allontanati.

 

Paola Orrico

Tag: , , , ,