Sono Andrea Pasini e non ho alcuna paura e ci metto la faccia nel dire che è giunta l’ora che abbia concretamente inizio una seria e concreta guerra senza quartiere contro la criminalità organizzata in tutta Italia perché la Ndrangheta a le mafie sono un cancro che si è allargato a dismisura in tutta Italia e che va estirpato con la forza e senza pietà. A questi mafiosi la galera non basta, per colpirli duramente lo Stato deve con sempre più forza e maggior decisione continuare a sequestrargli tutti gli averi, case, macchine, attività commerciali e conti correnti. Le ndrine cioè le famiglie ndranghetiste sono presenti, ormai, ed aggiungerei purtroppo, in tutte le città d’Italia. Sono dominate da tanti califfi che considerano quei territori proprietà privata loro, come fossero dei dittatori di piccoli Stati canaglia che possono dichiarare guerra o pace a seconda delle convenienze affaristiche a chiunque ed anche allo stato.

E’ ricca, sempre più ricca la’ndrangheta. Ed è sempre più internazionale. Movimenta tonnellate di droga in tutto il mondo, corrompe la politica e l’amministrazione pubblica e privata, negli ultimi anni ha soppiantato definitivamente Cosa Nostra diventando la mafia più potente. “E’ la’ndrangheta che ha salvato il sistema criminale italiano dopo le stragi siciliane del 1992”, spiega Alberto Cisterna, magistrato della Procura nazionale. Si è rafforzata nel silenzio, nelle complicità vicine e lontane, ha stretto patti con i cartelli colombiani, si è insinuata nelle logge massoniche e nel sistema economico come neanche i siciliani erano riusciti mai a fare. Ha comprato acciaierie nell’ex Germania dell’Est, alberghi a San Pietroburgo, interi quartieri in Francia, in Belgio, in Australia. E dappertutto.
E’ sempre più feroce il rapporto che L’Ndrangheta ha con il territorio dove riesce ad insediarsi.

La ‘ndrangheta non è un tumore da estirpare da un organismo sano, non si può eliminare con un bisturi. Perché è così invischiata nel tessuto economico sociale che è particolarmente difficile non entrarvi in contatto. Questa gentaglia dell’ndragheta avendo disponibilità economiche importantissime compra e corrompe tutti a tutti i livelli della società e delle istituzioni e lo Stato deve sempre con più forza investire risorse per combattere senza tregua questa grave piaga sociale.

La droga è stata ed è tuttora la fonte più remunerativa per Ndrangheta. Fa guadagnare miliardi di euro a questa organizzazione criminale. Anche i pastori della Locride, quelli che tra San Luca e Platì e Africo fino al 1991 avevano messo a segno circa 150 rapimenti e si dedicavano quasi esclusivamente a quella attività criminale per reperire soldi facili adesso trafficano in droga. Una volta scoperto il business della drogata non hanno sequestrato più nessuno perché si accorsero che era troppo rischioso e poco redditizio sequestrare le persone a scopo estorsivo . Oggi a Platì ad esempio c’è una ‘ndrangheta che ci fa capire quando sia diventata potente e scaltra questa organizzazione criminale. Ce una vera e propria metropolitana paesana sotterranea, fatta di cunicoli scavati per sfuggire alle retate delle forze dell’ordine. C’è l’appoggio incondizionato alla comunità mafiosa da parte anche di chi non è ndranghetista perché la popolazione non conosce nessuno ne ha rispetto di nessuno al di fuori dell’ndragheta. In quelle zone lo stato non esiste purtroppo. Ma l’ndrangheta più potente però è altrove. E’ mischiata, infiltrata, nascosta non si vede e si maschera benissimo. Oggi purtroppo se siamo a questo stadio dove l’ndrangheta si è espansa e rafforzata così pesantemente è perché non tutti si sono impegnati a fare il loro dovere. E questo riguarda la magistratura, le forze dell’ordine, il giornalismo, tutte le istruzioni ed anche molto cittadini. E questo non lo dico io ma queste sono le parole di uno dei più grandi Giudici antimafia che ancora oggi con dedizione, coraggio e spirito di abnegazione combatte tutti i giorni L’Ndrangheta: il Procuratore Gratteri. “La gente non si fida quasi più perché negli anni molti di magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine non sono stati degni di essere uomini delle istituzioni”. Anche queste parole di Gratteri devo farci riflettere e sopratutto dovrebbero far riflettere i nostri governanti. La ‘ndrangheta sta sul territorio, lo cura e lo controlla, la politica e lo stato invece purtroppo no. La politica si fa vedere solo qualche giorno prima del voto per poi sparire per altri 5 anni. Ed invece la politica dovrebbe avere il coraggio e la libertà di creare un sistema giudiziario proporzionato alla gravità della situazione italiana per quanto riguarda l’ndrangheta e le mafie. Quindi cambiare le regole del gioco al punto che non dovrebbe essere più conveniente poter delinquere. La gente giustamente si preoccupa di migranti e della mancanza di lavoro ma ancora non si rende conto di quanto le mafie impediscano lo sviluppo delle imprese e di conseguenza del lavoro. Centinaia di migliaia di posti di lavoro in meno, aziende strozzate dal pizzo e portate al fallimento. Tutto questo dovrebbe farci incavolare e dovrebbe una volta per tutte far capire a chi è a capo delle istituzioni che bisogna realmente e concretamente investire in risorse e tecnologia dando gli strumenti agli organi preposti per poter combattere tutti i tipi di mafie. Non si combatte l’ndrangheta a parole e con degli slogan. Perché mentre lo stato continua a sprecare parole e non fa nulla di concreto, L’Ndrangheta cresce e si ramifica sempre di più concretamente. È ora di voltare pagina e di iniziare concretamente a combattere al fianco investendo su quelle figure come il Procuratore antimafia Gratteri che conoscono molto bene le modalità di come poter combattere e sconfiggere queste pericolose realtà criminali. Basta chiacchiere lo stato deve farsi valere sopratutto in quelle zone dove da decenni latita completamente e dove di fatto ha consentito alla mafia di proliferare indisturbata. www.IlGiornale.it

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