[photopress:foto_musica_4.jpg,thumb,pp_image][photopress:foto_musica_3.jpg,thumb,pp_image][photopress:foto_musica_2.jpg,thumb,pp_image][photopress:foto_musica_1_1.jpg,thumb,alignleft] C’era una volta lo Studio di Fonologia Rai, correvano gli anni Cinquanta. Un avamposto molto avanzato della cultura, visti i decenni successivi, non solo di quel periodo. Lo frequantavano personaggi del calibro di Luigi Nono, Bruno Maderna e Luciano Berio. Si conducevano sperimentazioni sul suono, sulla musica elettronica, si inventavano e studiavano nuove tecnologie audio. Un luogo di pionieri, al pari degli studi analoghi aperti in Francia, Germania e Stati Uniti. Per l’Italia un fiore all’occhiello. Naturalmente al principio degli anni Ottanta, è stato chiuso… Tra i vari che ci lavoravano anche il compositore Salvatore Sciarrino, che l’altro giorno era alla presentazione del libro “Lo Studio di fonologia. Un diario musicale, 1954-1983″ (a cura di Maddalena Novati – (edizioni Ricordi, 20 euro), che si è tenuta nella sala Balla del Castello Sforzesco. Sciarrino transitò nello studio milanese per “un periodo quantificabile tra i quindici e trenta giorni”, ha ricordato. “In quel periodo lavorai con Marino Zuccheri (ndr. uno dei mitici tecnici del suono), che al principio stentò a credere che il brano che avevo portato su nastro non era elettronico. Si trattava dei Bei colloqui; mi piacerebbe che venisse ritrovato. Dove cercare? Mah, forse negli archivi Rai di Roma…”.

Strumentazioni per l’epoca quasi fantascientifiche, immagini di personaggi come Karlheinz Stockhausen, Alfredo Lietti, Otto Luening e Vladimir Ussachevsky, i disegni degli apparati dello Studio a cura di John Cage… Macchinari, documenti e materiali di un mondo che stava per essere perduto. “Avevo fatto una promessa a Luciano Berio nel 1996 (…): ricostruire un’immagine il più possibile completa dello Studio di Fonologia (nastri, partiture e progetti)…”. Per Maddalena Novati, responsabile dell’archivio Rai, alcuni sogni si sono già avverati: “Il primo – spiega – era quello di vedere ricostruita una parte dello Studio, questo è successo. Il secondo è il libro…”. Che oltre a essere un insieme di saggi sull’argomento, è una raccolta e catalogazione dei materiali ritrovati e salvati, frutto dell’esperienza di quei miti anni. “Il terzo sogno e vedere la strumentazione messa in mostra al Castello Sforzesco suonare”, conclude. “Un lavoro alla francesce – commenta il musicologo Enzo Restagno -. Nel senso che una delle caratteristiche culturalmente più invidiabili di quel Paese è la cura minuziosa con cui vengono raccolti e catalogati i reperti del passato…”.
Immagini tratte dal libro: “Lo Studio di Fonologia”, da sinistra a destra:
1) Bruno Maderna e Luciano Berio mostrano i nastri (1956)
2) Marino Zuccheri davanti agli oscillatori (1956)
3) Studio di Fonologia (1956)
4) Disegni degli apparati dello Studio a cura di John Cage
(Foto Rai Milano Archivio Fonologia)