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Non è da mancare il nuovo libro di Alex Ross, musicologo americano del “New Yorker” dal 1996. Si tratta del titolo “Il resto è rumore – ascoltanto il XX secolo” (29,50 euro, edizioni Bompiani). E’ un lavoro gustoso e assai documentato che, forse giustamente, chi si occupa della letturatura musicale ha già etichettato come “libro destinato a diventare un classico”. Di che cosa si tratta si intuisce già dal titolo: un viaggio trasversale nei mondi musicali del Novecento con relativi collegamenti con le altre espressioni artistiche del secolo. Un sforzo poderoso di quasi 900 pagine.

L’avventura in questione comincia con una domanda cruciale: “Perché Pablo Picasso e Jackson Pollock sono oggetto di comune conversazione (nonché di aste milionarie), T.S. Eliot viene citato persino dagli studenti liceali, e al contrario la musica classica del Ventesimo secolo è in genere vissuta con diffidenza mista a disagio dal grande pubblico?”. A questa domanda si potrebbe rispondere in tanti modi, come: gli autori a un certo punto hanno lasciato i territori conosciuti per andare verso pianeti tanto inesplorati – e doverosamente da esplorare – quanto incomprensibili. E altre ancora… Il libro di Ross in maniera ampia e godibile “conduce il lettore nel labirinto” dei generi del secolo, ” e allo stesso tempo rilegge la storia attraverso un succedersi delle avanguardie musicali, dalla Vienna di inizio Novecento con Mahler e Strauss a Sostakovic, dalla musica atonale e dodecafonica fino a Messian e Ligeti…”.  

Alex Ross, nato a Washington, nel 1968, ha fatto studi pianistici, di composizione e oboe; dopo avere frequentato Harvard, dove ha fatto studi di storia europea, letteratura inglese e teoria musicale, si è dato alla critica, in particolare occupandosi di musica contemporanea. Ha vinto il National Book critics circle award book circle award 2007 e il Guardian First book Award 2008.
In allegato: “Adagietto” di Mahler