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Pianeta musica, pianeta giovani. Con le occasioni per “emergere”, vedi un concerto finale per il 19° festival MilanoMusica. Nell’universo mondo masterclass dedicato alla musica d’arte c’è di tutto e di più. Laboratori per raffinare i modi di comporre e suonare, corsi per introdursi in repertori tanto rari quanto impossibili, lezioni tenute dagli svariati guru in circolazione. Va da sè che si tratta di iniziative buone per gli addetti ai lavori, spesso studenti che devono o completare la loro formazione o cambiare rotta, ma non solo. Capitano master che alla fine forniscono anche delle grosse occasioni per i giovani: per esempio a Milano, in questo periodo, c’è anche la proposta dell’Irmus – Istituto di Ricerca Musicale – Accademia internazionale della Musica (Fondazione Scuole civiche).

Un laboratorio di composizione ed esecuzione, (8 giorni a partire dal 15 marzo, Villa Simonetta e Auditorium Lattuada, info: 02.313334 – info_musica@scmmit.it) aperto anche agli uditori – dunque a chi vuole arricchire il suo bagaglio di conoscenze -: in campo come docenti musicisti del calibro di Fabio Nieder, Massimo Formenti e Michele Tadini con l’Ensemble Risognanze. Una commissione composta da loro selezionerà le partiture più significative degli allievi per elaborare il programma del concerto finale, che sarà il 5 ottobre. Durante le giornate di studio verranno eseguiti tre brani di Nieder: “Thummels VergiBmein-Lied”, “Stiri slovenske ljudske za prst palec” e “Sogno 10 lunedì gennaio 1892…”.

Scrive a proposito della formazione il compositore Tadini:  “Ho sempre pensato che per apprendere qualcosa sulla scrittura musicale bisognasse unire la pratica del “tempo zero” – il tempo della composizione, staccato dal suo reale scorrimento e unico luogo della formalizzazione del pensiero e in cui ogni compositore compie le proprie e più profonde scommesse – alla pratica esecutiva – luogo, terreno, della fatica strumentale e della, pulsante, vita musicale. Trovo, inoltre, assolutamente fondamentale uscire da un terreno privato o semiprivato di un laboratorio artigianale per passare ad un reale palcoscenico e sperimentare come la percezione allargata di un pubblico reagisce allo scorrimento del tempo imposto dalla scrittura musicale. Questo sforzo sarebbe ancora parziale se non si unisse anche la volontà di costruire un concerto coerente che, come sappiamo, non è solamente la somma di più composizioni ma anche la moltiplicazione delle relazioni all’interno della costruzione del programma. Il cerchio è completo, lunga vita alla musica”.
In allegato: incontro con Michele Tadini