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Le musiche tradizionali del mondo, inesauribile fonte per il rinnovamento musicale di cultura e conoscenza della storia dei popoli: è una di quelle realtà che nel Bel Paese vengono esplorate con poca frequenza dal grande pubblico, forse ancor meno di quello delle musiche nuove di matrice occidentale, che a volte come abbiamo già detto, di facile ascolto non sono. Ma nonostante questa “lontananza” – almeno a livello commerciale – è doveroso ricordare una delle figure della musica indiana: Pandit Bhimsen Joshi, il leggendario cantante, musicista indiano – ultimo grande interprete della musica della classica dell’Hindustan – scomparso all’età di 88 anni il 24 gennaio. Era dotato di voce potente, straordinario controllo della respirazione, sensibilità musicale fuori dal comune e profonda conoscenza della sua cultura. Gli aggettivi, nel suo caso, si potrebbero sprecare.

L’impegno di Joshi, nell’arco della sua lunga carriera cominciata all’età di 19 anni, lo ha portato a occuparsi in maniera vasta di diversi generi della sua tradizione: dalla musica devozionale a quella patriottica, alla classica indiana, passando per le colonne sonore. In testa al suo impegno, comunque, la musica classica dell’ Hindustan. Nei circa settant’anni di impegno musicale, ha attraversato tutta l’India, recandosi fra gli anni Sessanta e Ottanta in tournee in numerosi Paesi del mondo, tra cui gli Usa, Canadà, Francia e anche Italia. La sua performance newyorkese è stata la prima di un artista straniero pubblicizzata attraverso manifesti nelle strade.

Tra i compositori italiani che maggiormente si sono interessati di musica indiana per “contaminare” massicciamente la sua produzione, c’è il milanese Riccardo Nova, classse 1960. Nel 2000 è stato tra i fondatori dell’associazione Sincronie; nel 2003 compone musiche per MA, performance di danza del coreografo Akram Khan che ha avuto risonanza internazionale. Tra i suoi progetti, un lavoro operistico con la regia di Barberio Corsetti.
In allegato: musiche di Bhimsen Joshi