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In fondo per il pianista Enrico Intra questa è una svolta fino a un certo punto. Quanti lo conoscono – e sono davvero tanti (anche a Milano dove da una vita dirige la Civica scuola di jazz) – sanno bene che è sempre stato un “cacciatore” di sonorità e da sempre si mette in gioco per sperimentare le novità che a mano a mano arrivano o che si riescono a immaginare; anche adesso che non è più un ragazzino (a 75 anni di età). L’incipit per presentare il suo “Concerto di carta”. Si proprio così: l’esibizione di un’orchestra ad hoc che al posto degli strumenti utilizza/utilizzerà (lunedì 30 maggio al Politecnico Bovisa di Milano; ore 20), nell’ordine: carta velina (flauti), carta vetrata (rullante della batteria), fogli vari (come altri strumenti). L’intero concerto scritto interamente da Intra, vedrà come protagonisti anche sette percussionisti della Civica, sette neofiti del Politecnico e del coro degli studenti del Politecnico, e ancora: la voce di Luana Tallarita, con le coreografie e la danza di Irene Stellini.

Classe 1935, oltre che pianista anche compositore e direttore d’orchestra, Intra è un musicista di fama internazionale: a suo tempo è stato tra gli ideatori di nuovo approccio in chiave afro-europea al jazz moderno. Riguardo al suo stile in estrema sintesi si può dire che sia influenzato culturalmente dalla musica classica, come dal blues e dallo swing. Interessante l'”esperimento” che ha fatto con alcuni compagni di viaggio quali Markus Stockhausen, Roberto Fabbriciani, Mauro Negri, Marco Vaggi e Franco D’Andrea. Negli anni Ottanta sono stati protagonisti del progetto Sound Movie, un’improvvisazione totale concepita come “risposta” alla proiezione dei film “Nosferatu” di Murnau e “Metropolis” di Fritz Lang.
In allegato: al pianoforte Enrico Intra alla tromba Paolo Fresu