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Certi generi nel corso del tempo sono stati surclassati da altri, generi che, con i loro maestri, non avevavo finito di riservare sorprese e che ancora oggi hanno da dare. E’ il caso della polifonia, certamente non uno di quei filoni alla ribalta, ma che nel suo mondo più ristretto rispetto ad altri ha continuato a far “sbocciare” opere oltre che di sicura bellezza anche di sicuro interesse. Non di rado scofinando in stili che hanno a che fare con la contemporaneità. Maestro degno di nota sicuramente Giuseppe Liberto, che recentemente ha ritirato a Palermo il premio “Una vita per la musica“. Nel corso della cerimonia il Coro Polifonico Santa Cecilia, diretto dal maestro Alfonso Lo Presti ha eseguito in anteprima nazionale, composizioni esclusive del maestro Liberto sui testi da poesie di Pirandello, tra le quali la famosissima “Casa romita”, con la partecipazione del baritono Giuseppe Dalli Cardillo.

Qualche nota biografica: Liberto, classe 1943, è compositore e direttore di coro, già direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina, chiamato per questo ruolo il 29 maggio 1997 da Papa Giovanni Paolo II. In Italia e all’Estero ha diretto una settantina di concerti. Ha pubblicato testi e diverse incisioni, anche con opere da lui stesso scritte.

Qualche breve nozione per i profani circa la polifonia. Come da manuale: si tratta di uno stile compositivo che combina due o più voci, vocali o strumentali o tutte due insieme. Queste si evolvono simultaneamente nel corso della composizione. Lo stile ha avuto un suo percorso storico nel tempo: dal 12oo  in poi, passando per il Barocco, fino ai giorni nostri. Oggi viene usata anche con la musica elettronica, è ha inflenzato non pochi generi moderni.
In allegato: musiche di Giuseppe Liberto