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George Enescu è un autore che dalle nostre parti non si sente molto. Capita – come è successo qualche tempo fa a Milano presso l’auditorium Verdi – che venga proposto magari con tanto di lezione-concerto: violinista, pianista, compositore e direttore d’orchestra romeno… e ancor prima bimbo prodigio; basti pensare che all’età di 5 anni compose la sua prima opera per violino e pianoforte (“Paese Romeno”). Siamo nel secolo Novecento, di Enescu (1881-1955), per i suoi molteplici talenti, qualcuno disse che era il fenomeno musicale più importante dopo Mozart”.

Dal primo settembre per chi non lo sapesse – turisti, viaggiatori culturali e vacanzieri – nella sua Bucarest prende il via il festival più importante a lui dedicato; è la Ventesima edizione. Fino al 25 settembre nella capitale e in altre città della Romania: la rassegna dedicata al secolo scorso è considerata una delle più importanti d’Europa e quest’anno porta in scena diverse pagine importanti di questo compositore in Italia non tanto eseguito.

In programma, la sinfonia numero 1 in mi bemolle op.13, che aprirà la kermesse. Che tra l’altro porta sui palcoscenici alcuni direttori di prima grandezza, come Daniel Barenboim, Zubi Mehta, Vadim Repim e Daniele Gatti. E ancora, Christian Badea: diverse volte in Italia alla testa dell’orchestra Santa Cecilia, dell’orchestra Rai di Torino e dell’orchestra del maggio Musicale Fiorentino, a lui toccherà l’onere-onore di aprire la manifestazione. Due parole ancora su Enescu.

A parte il suo periodo formativo (tra i suoi maestri si annoverano Jules Massenet e Gabriel Faurè), costituì un trio con Alfredo Casella e Louis Fournier. E tra le due grandi guerre lavorò parecchio per divulgare le composizioni della scuola romena del suo tempo. Tra i suoi lavori più importanti, “Oedipe” e le “Due rapsodie romene”.
In allegato: musiche di Enescu