[youtube HkkgYAOWke8 nolink]

Basterebbe il suo brillante curriculum musical-artistico per fare le presentazioni (http://andreaportera.com/html_pages_it/biografia_page_ita.html) e per dire che insomma, è uno di quei casi di compositori giovani che si è guadagnato la stima in Italia, senza aderire alla “fuga dei cervelli” e gran ritorno con applauso e respiro di sollievo; basterebbe la trama della sua nuova opera (http://www.stresafestival.eu/festival/festival_2012/tagete_e_la_terra_dell%E2%80%99arcobaleno.html) sabato primo settembre sulla scena in prima assoluta al festival di Stresa, per capire che sul piano della narrazione è uno capace di cose accattivanti; infine basterebbe incontrarlo un attimo (http://www.stresafestival.eu/festival/festival_2012/tagete_e_la_terra_dell%E2%80%99arcobaleno.html) e la decisione di andare a sentirlo alla kermesse 2012 verrebbe naturale.

Ma non basta. Perché Andrea Portera, 38 anni, dal 2009 – anno del suo successo a Stresa – a oggi, cioè nel momento in cui torna al festival, ha avuto un’evoluzione: “Ora, per quanto riguarda alcune questioni compositive, scrivo in maniera più consapevole. E’ come se col passare del tempo mi sia lasciato di più andare; spazio all’istinto”, non solo al sapere della ragione.

Il compositore Ligeti diceva che fino a quarant’anni non si è ancora compositori, forse lo diceva tra il serio e il faceto – viste le storie e le saghe dei grandi del passato vedi Mozart & Co. – ma un fondo di verità forse davvero esiste. “Oggi oso di più – ammette il musicista  – accettando l’esistenza della parte istintuale” nel processo della creazione.

Chissà, allora piano piano e sempre di più lascerà i porti sicuri degli echi del passato per dirigersi in mare aperto, dove l’incontro con le sirene sarà esclusivo e unico. Anche oggi per la verità ad accostarlo a un “maestro/i” preciso/i gli si farebbe quasi un torto, sebbene lui stesso ammetta di aver guardato di guardare nomi come Ligeti, Lachenmann, Berio, Vacchi. Sì, anche a un certo mondo accademico che fu e che è, alle sue alte lezioni, ma mai e no all’accademismo, sulle ali di una complessità che allontana e annulla il flusso della comunicazione con l’altro (il pubblico, ndr).

“Le arti, la musica sono un veicolo per introdurre, favorire riflessioni sul futuro prossimo. Arte come medium”, sembra dire. Un manifesto strettamente connesso all’idea di fonte ispirativa che possiede e coltiva. Basta dare un’occhiata ai suoi soggetti, del passato e del presente. Siamo nel mondo dei simboli, i nomi sfoderati sono quelli dei guru del mente quali Jung, Hillman, Carotenuto. I segnali e l’inconscio e il mare magnum dell’interiorità. Mari tutt’altro che tranquilli ma fecondi; i colori, una ricca e sapiente orchestrazione, dal magma escono e si rituffano le melodie. Il tutto condito da esotici profumi. Ma ora, guai alle complicanze auralmente impossibili, il compromesso vuole la sua parte ed è meglio quando coincide con la genuina intenzione; figlio del nostro tempo. “A questo punto del mio cammino? – conclude – Sulla strada di una certa semplicità, più coraggio ed equilibrio”. PIU’ SINTESI E MENO IO!
In allegato: musiche di Andrea Portera