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Sta lavorando alla colonna del nuovo film “Un castello in Italia” di Valeria Bruni Tedeschi, genere commedia-drammatica, sui contenuti musicali ancora top secret: “siamo all’inizio” non si sbilancia. Quelli come lui a volte vanno di fretta, “un quarto d’ora… tra poco ho un appuntamento”, please. Ma non manca mai di gentilezza e cortesia, “grazie risentiamoci”.

Milano-Roma viaggio di andata e ritorno ma col cellulare. Nel linguaggio cinematografico serebbe stato un “corto”, ma c’è da aggiungere: pieno di spunti e riflessioni. L’occasione per sentirsi via cavo – in un primo pomeriggio di fine estate – con il compositore e direttore d’orchestra Franco Piersanti, già pupillo di Nino Rota (http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Piersanti) è l’approssimarsi dell’appuntamento “Musica per l’Immagini” (http://www.fondazionemilano.eu/musica/pagine/musica-limmagine-advanced) corso in due parti (basic e Advanced) all’Irmus della Civica Scuola di Musica di Milano che lui terrà con un collega-musicologo, personaggio del calibro di Sergio Micelihttp://www.sergiomiceli.it/Biografia.html).

La partenza del colloquio con il maestro – (oltre cento colonne sonore al suo attivo, tra cui “Habemus Papam“, e numerosi riconoscimenti), è di quelle che smuove subito le acque. “Il film? – fa eco la comunicazione telefonica – Per un compositore è sicuramente un territorio da esplorare, un luogo con un bel punto di domanda, con cui chi scrive musica si deve misurare”. Ovviamente però dipende dal compositore…. Come a dire: mai abbandonarsi alle abitudini, ai clichè – (“ed Ennio Morricone, con le sue sperimentazioni, ne è l’esempio“, afferma) -. I cliché che invece “funzionano per la tv, dove il pubblico si deve riconoscere”. E alla svelta.

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Da qui l’eterna polemica sulla musica applicata e i suoi adepti. No, niente paura: nessuno si sogni di dire che chi scrive per il cinema e le note per i film appartengono a una sorta di serie B; “per sfatare – interviene pronto Piersanti, che nella sua produzione vanta anche molta musica da Camera – basta la logica, ragionare sulla qualità come unità di misura: c’è ottima musica scritta per il grande schermo e c’è pessima musica scritta per altro”, con velleità o finalità artistiche, che poi falliscono. Fare esempi aprirebbe un dibattito infinito, e non è il caso.

“Se un compositore per l’immagine ha poi l’urgenza per scrivere d’altro, le strade sono aperte…”, dice. Niente classifiche o complessi, perché l’autore per il cinema vive la sua esperienza (“un privilegio”, osserva) con coscienza, percorrendo con intelligenza e creatività le strade necessarie a incarnare al meglio il proprio ruolo. Per il resto “solo atteggiamenti discutibili” che arrivano dai “colleghi-Professori”; si potrebbe dire: ma quale musica d’arte se poi in certi casi da quelle parti musica d’arte non è?

E che dire della accoppiate storiche, registi-compositori per musica d’uso, tandem che hanno lasciato il segno. Piersanti si schermisce. Ma chi non ricorda il suo sodalizio con Nanni Moretti, autore-regista impegnato e per questo amato. E qui, come si dice, la domanda sorge spontanea: la musica può essere altro da sé ed esprimere oltre al suono? “Certamente qui l’atteggiamento cambia, ci deve essere riflessione, inventiva, confronto e soprattutto non abbandonarsi alla routine“. L’idea musicale che accompagna l’idea cinematografica, per esaltarla, per rappresentarla nell’immateriale. Un esempio? Provate a eliminare il sonoro dalla scena del Papa che si affaccia su piazza San Pietro festante… Tutto a dir poco cambia.  Ma da soli, il più delle volte, non si impara: i segreti del mestiere li custodiscono in bottega. E allora ecco il Piersanti-pensiero sulla sua proposta didattica, alla Civica scuola di musica:

“Il corso che più volte, insieme a Sergio Miceli, ho tenuto in diverse sedi, resta simile per le modalità di studio e approfondimento della scrittura musicale applicata al cinema in tutti i suoi innumerevoli aspetti”. E ancora:  “La novità aggiunta nella riprogettazione consiste nel dedicare più tempo al momento creativo vero e proprio pensando di realizzare non soltanto una partitura musicale su scena data quale momento conclusivo del corso, come sempre è avvenuto- ma, grazie ad appuntamenti precedentemente fissati, cimentarsi, verificandole assieme, più partiture composte su scene sempre differenti. Arrivare in conclusione alla prova finale con maggiore consapevolezza e più acquisizioni su tutto il terreno della creatività applicata”. Prospettive?

“Noi proponiamo il nostro metodo – conclude – ma ce ne sono diversi e ognuno ha il suo. I giovani oggi se la devono vedere con un panorama molto cambiato rispetto a quando ho cominciato io. Una carta da giocare? Bisogna puntare più che mai sulla qualità…”, e le idee: l’antidoto contro un mercato sempre più difficile e la rivoluzione – anche a basso costo – della tecnologia: oggi chi non si fa la sua colonna sonora… Si, ma a che prezzo…
In allegato: musiche di Franco Piersanti