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Giovanni Allevi, il pianista, impazza sui giornali. E’ l’ora di fare pubblicità al suo nuovo disco, Sunrise, traduzione: Alba. Bel titolo. Il simpatico e gentile boccoluto che mangia spaghetti al sugo di tonno prima dei suoi recital, insomma, è alla riscossa. E nella sua controffensiva verso un pianeta classico contemporaneao colto e snob che non lo capisce e che lo attacca – lamenta il personaggio in questione –  lui risponde per le rime, con un concerto per violino e orchestra, nientemeno. Il resto lo si può scoprire leggendo le diverse interviste uscite o in uscita qua e là, in questo periodo. Che dire del buon Allevi, tra pochi giorni a Genova per lanciare a teatro il suo discorso… Che lui è bello così come è.

E’ una bella storia da raccontare, i suoi brani orecchiabili – il suo nuovo disco piacerà sicuramente al suo pubblico – e rispetto a tante cose che si sentono è un passo in avanti, musica suonata da un pianista che lo stumento lo conosce, come altri che escono dai Conservatori.

Ma lui che è sportivo non si offenderà se ci si permette un parere, un piccolo suggerimento: forse dovrebbe presentarsi per quello che è, senza prendere in prestito generi che probabilmente non gli appartengono, ma che fanno parte del mondo che ce l’ha su con lui. La sua proposta è intrattenimento e va bene così.

E poi c’è la realtà, per lui che ha rischiato di diventare bersaglio (anzi lo è diventato) di maestri-interpreti universalmente riconosciuti, iscritti già nella storia, oppure compositori del nostro tempo che hanno rinunciato agli allori e ai guadagni commerciali per cercare di cavare il sangue dal pentagramma, da uno strumento, attraverso nuove estiche e linguaggi inediti. Che cercano, fanno ricerca, che vincono o falliscono. Altro che spot, applausi e anfiteatri.

Passata la bufera della lontana polemica che amareggiò sia chi la provocò sia chi ne fu vittima, si potrebbe dire che il violinista Uto Ughi & Co. alla luce degli avvenimenti si potrebbe anche essere ricreduto. Lui sta sull’Olimpo.

Il creatore di Sunrise in viaggio per Osaka visitato da sogni divini, è rimasto fedele a se stesso su un altro mondo. Allevi ha un merito: quello di aver sdoganato il pianoforte del salotto e averlo portato tra i giovani, nelle arene, nelle trasmissioni tv per hit parade, si può dire in strada. Coi suoi racconti, con le sue strategie comunicazionali, con il suo look (a proposito nessuno gli ha mai chiesto del suo parrucchiere), con le sue metamorfosi, vedi il suo debutto in maglietta a maniche corte a capo di un’orchestra. E chi più ne ha più ne metta. In testa all’elenco, i nove album che ha inciso, il successo praticamente mondiale. Una gallina dalle uova d’oro, per i discografici. Dall’altra parte realtà lontane come Saturno.

I giganti della musica contemporanea, quella vera, che muoiono semi-sconosciuti al grande pubblico, non di rado dai media, e i giovani se non frequentano i Conservatori fanno spallucce. Ma questa è un’altra storia, non si faccia confusione, è un’altra musica.
In allegato: musiche di Allevi