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La contemporaneità nel jazz è uno di quegli argomenti che si rintracciano meglio sui nuovi media, certo nelle riviste specializzate del genere, quando non la fanno da padrone il “tradizionale”. Per contemporaneità si intendono i musicisti della scena musicale attuale o appena trascorsa – diciamo degli ultimi decenni – che fanno ricerca.

Negli scaffali delle librerie si rintracciano anche titoli recenti (non magari usciti ieri) che vale la pena di acquisire per la propria collezione, per  completezza, ben fatti, perché trattano di strumentisti-compositori ben lontani dall’essere storicizzati (almeno alcuni e non pochi), nomi che fanno storia lungo il cammino della storia moderna e che qualcuno riesce già a inquadrare.

È di Claudio Sessa, critico di jazz per il Corriere e docente di Storia del Jazz Presso il Conservatorio di Trieste, “L’età del jazz – I contemporanei” (252 pagine, il Saggiatore), con la presentazione del compositore-jazzista Uri Caine, che dice: “Se, come ha osservato il critico Whitney Balliett, il jazz è il suono delle sorprese allora è un vero piacere leggere questo libro (…)”.

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Al di là delle parole lusinghiere, il saggio traccia un percorso lungo tendenze, contaminazioni e personaggi. Ci sono nomi anche nomi noti e notissimi, ma di rado messi sotto la lente in maniera musicologica, come sui media normalmente non si fa, per le più diverse ragioni. Protagonisti, alcuni passati nel setaccio di un primo approccio storico; protagonisti, alcuni talmente innovativi da essere materia di osservazione e studio.

A campione, tra l’altro, vengono discussi i lavori, i titoli degli artisti; e Sessa “disegna il quadro della musica jazz degli ultimi decenni, straordinariamente aperta a ogni forma di sperimentalismo; quell’epoca moderna che viene spesso ignorata nelle storie del jazz”. Proprio così,  buona lettura.
In allegato: musiche di John Zorn e Uri Caine