Massimo Donizelli, architetto, è nato a Milano dove vive e lavora. E’ docente di Interior Design a Milano e a Belgrado ed è da sempre appassionato di musica. E’ convinto dello stretto legame tra il suono e i luoghi dell’abitare: “Comporre una sinfonia e progettare un ambiente hanno parecchie affinità: esistono delle complesse regole che guidano la creatività del compositore, così come un architetto deve incanalare il proprio linguaggio in percorsi rigorosi al fine di evitare note stonate”.

La musica e l’interior design: quali i legami…
“Nell’interior design, il rapporto con il suono diventa imprescindibile. La progettazione del luogo dell’abitare deve contemplare l’appagamento dei cinque sensi, come trascurare l’udito? Il suono è in grado di interagire con l’ambiente, con le sue linee i suoi colori, la sua tattilità, enfatizzando e incanalando l’emotività di un luogo. Non dimentichiamo poi che molto spesso la musica rappresenta il carattere e la personalità del cliente. Conoscere ed approfondire i suoi gusti musicali significa arrivare prima all’anima di chi ci affida un lavoro così delicato: il progetto del proprio luogo dell’abitare!”.

La musica e la (tua) architettura…
“Il legame lo detta la circostanza. Io comunque prediligo i suoni, si, insomma, qualcosa di più evanescente. Hai presente Brian Eno in Music for Airport? Il concetto di wall paper music secondo me è il più rappresentativo ed ancora il più attuale! La musica accompagna, si intreccia con i suoni propri dell’ambiente e le altre esperienze sensoriali ma non predomina. Non bisogna dimenticare però che un ambiente non è un installazione, è un luogo dinamico dove succedono tante cose per cui è indispensabile suggerire dei pad diversi a seconda delle circostanze capaci di interagire con i suoni naturalmente prodotti dall’ambiente: voci, rumori di piatti e bicchieri ma anche rumori provenienti dall’esterno! Un ambiente è poi anche un luogo concepito per l’ascolto diretto della musica, qui si entra in un ambito più personale, di proprio gusto. L’interior designer in questo caso deve solo pensare all’impianto di diffusione, alle sue caratteristiche e alla sua disposizione. Oggi con l’uso diffuso di impianti domotici capaci di interagire su diversi livelli è tutto più facile! Immagina un ambiente che regola il colore della propria illuminazione interna a seconda di quella esterna e sceglie il giusto pad musicale… “.

Tra gli elementi della modernità sonora c’è sicuramente l’elettronica. Che è suono non più necessariamente melodie e ritmi. Qual è il tuo punto di vista?
“L’elettronica è sicuramente il mondo musicale che oggi più si addice per dare un risalto emozionale ai nostri ambienti. Oltretutto i sistemi di riproduzione ed ascolto si avvalgono delle stesse tecnologie di produzione del suono! Quale abbinamento migliore? Un artista che amo accostare con i miei ambienti è Dj Spooky. Paul D. Miller è un grande inventore di ambientazioni sonore, basti pensare al suo lavoro Terra Nova: Sinfonia Antarctica. Ma la scelta di tappeti sonori per accompagnare momenti dell’abitare può attingere da qualsiasi esperienza musicale: La musica classica, la contemporanea, il jazz fino ad arrivare alla musica popolare! Tempo fa mi capitò di allestire un percorso musicale notturno in una vecchia zona industriale convertita a residenza: come non chiedere aiuto all’illuminotecnica e ai grandi Depeche? Emozione vera!”.

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Quale musica (non pop e rock, ma tra classica, contemporanea e jazz) rappresenta meglio il tuo mondo creativo? E perché?
Il genere che più mi rappresenta è ancora il jazz che è da sempre una mia passione. L’improvvisazione precisa e geniale è un gesto immediato e carico di genialità:  l’ascolto del jazz è un ottimo esercizio e un ottima fonte di ispirazione per chi deve mantenere in allenamento fantasia e creatività”.

Per quale motivo il pubblico parrebbe più disponibile a incontrare le avanguardie e la contemporaneità delle espressioni plastiche più che le astrazioni della musica contemporanea?

“Credo che la musica, a certi livelli, sia l’espressione artistica più difficile da comprendere rispetto ad altre. Un installazione, un opera d’arte in fondo non richiede un livello di concentrazione esclusivo e così assoluto come nell’ascolto. Davanti ad una scultura ti puoi distrarre, guardarti attorno, dedicargli il tempo che credi e passare oltre. Nell’ascolto sei solo, o capisci o non capisci, e se non hai gli strumenti per capire il cervello percepisce solo “disarmonie” o “rumori”. E’ per quello che credo nello stretto rapporto tra suoni e ambiente dove non c’è una prevaricazione. Li la musica si integra, non c’è bisogno di capirla, deve essere solo percepita! E’ alla portata di tutti”.

Nei tuoi progetti ce ne è qualcuno che in qualche modo affronta direttamente o indirettamente la questione musica? Se sì, spiegala.
“Direi tutti! Anche se non in modo così esplicito! Tra le mie prime domande di approfondimento per capire i miei clienti c’è “che musica ascolti”? Con che musica descriveresti la tua casa? So che potrebbe essere banale ma aiuta tantissimo ad entrare nel profilo psicologico del proprio committente! Durante la fase di progettazione ascolto in prima battuta la sua musica e poi, una volta individuati il mood e i concept, dirotto l’ascolto su ciò che più mi appartiene cercando la massima ispirazione per quel dato lavoro! Il tema musica si ripropone poi nella scelta e nella disposizione dell’hardware per l’ascolto! Tutto dipende dal gusto, dalla capacità di percezione e dal portafogli del cliente! Infine, a lavori terminati, consegno al cliente una compilation, anche molto eterogenea, per consentirgli di apprezzare il proprio ambiente, nei diversi momenti, con la colonna sonora più pertinente. Nel caso molto frequente dell’inaugurazione partecipo attivamente all’organizzazione dell’evento scegliendo in prima persona il panorama musicale”.
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