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Qual è la musca che potrebbe fare da colonna sonora durante la costruzione di un grattacielo? Non di un grattacielo comune, a dell’Empire State Building; che è – se possibile – qualcosa di ancora più “alto“ di un grattacielo: è la costruzione di una nazione nella sua  geografia umana e ideale. C’è un fotografo, Lewis Hine (1874-1940), che questo empito (che è, nel contempo,  meccanica e spiritualità) l’ha immortalato facendosi issare con una cesta lì dove forse non osavano le aquile, ma certo osavano gli skyscraper: gli operai «acrobati» che negli anni ’30 furono gli artefici dell’edificio-simbolo della prima «città in piedi» del mondo, New York, la metropoli che l’Oceano Atlantico ribattezzò The Dreamcity. Gli incredibili scatti di Hine sono in mostra nel capoluogo lombardo fino al 2 febbraio nella sede del Centro Culturale di Milano (via Zebedia 2).

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Immagini vertiginose cui manca forse solo la suggestione di una colonna sonora altrettanto d’impatto come quella scelta, a corredo di questo articolo, da Luca Pavanel, titolare del blog che ci ospita. Ritmi «metallici» che ricordano la celebre traversina d’acciaio a centinaia di metri sopra la città su cui sono seduti per la pausa undici operai (una scena diventata icona grazie allo scatto di Ebbets, che di Hine era amico e collega). «Le immagini di Hine sono delle “foto-interpretazioni“ e le sue pubblicazioni dei “documenti umani“ – spiega Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano -. Le sue immagini di uomini volanti sui grattacieli in costruzione, il lavoro minorile e le vedute dei quartieri popolari divennero gli strumenti coi quali l’America moderna promosse le riforme sociali e del lavoro». Se tutti oggi possiamo rendergliene rendiamo, un po’ lo dobbiamo anche  alla folle intraprendenza di un signore che si chiamava Lewis Hine. Buona visione. E buon ascolto.

Nino Materi