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L’urlo “Vergogna!!!” tra gli applausi, almeno alla Scala il pubblico ha mostrato di avere attenzione a quello che sul palco era successo: poi Lachenmann, compositore contemporaneo tedesco Leone D’Oro a Venezia (niente male per uno che poi viene apertamente attaccato, ndr), può piacere e non può piacere, per carità. Liberi tutti. Urla alternate ad applausi, e la memoria torna a quando i teatri erano un po’ meno composti e il divertimento era anche quello di mostrare o meno il proprio gradimento all’opera di turno. Sulle ali dello scherzo e delle leggerezza, l’altra sera al Piermarini è andata così: la platea si è liberata del “complesso del bon ton”, Lachenmann ha scoperto che anche negli enti con le E maiuscola il la platea “vive” e gli osservatori- media & Co. – c’hanno avuto pure da scrivere. E la star del pianoforte Maurizio Pollini, che ha messo d’accordo tutti con l’esecuzione collaudata di tre sonate di Beethoven, ne è uscito col ruolo di “paciere”. Chi ha litigato comunque non si capisce, semplicemente c’è chi ha espresso il suo dissenso davanti alla partitura dell’autore vivente tutto qua.

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Ora Lachenmann fa parte di un mondo che ha fatto tanto per voltare pagina;  è un maestro per generazioni di musicisti e la sua produzione, che continua a evolversi, non smette di avere una carica fuori dal comune. Nuove leve e nuove tendenze ora dicono la loro ed è giusto così. Ed giusto che la Scala continui ad accostare i classici ai compositori viventi, visto che la musica continua e non può restare legato solo al passato.
In allegato: musiche di Lachenmann