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Ho “incontrato” Gyorgy Ligeti, la sua musica al cinema, alla fine degli anni Settanta, nel film di fantascienza 2001 Odissea nello spazio del regista Stanley Kubrick. Nella colonna sonora è contenuto il brano Lux Aeterna, che mi ha portato ad approfondire successivamente il suo repertorio, la (sua) micropolifonia, l’identità – tra matematica, musica popolare e magia espressiva –; il suo spessore culturale come gigante del Novecento (e oltre), poi in un cammino a ritroso, fino alla produzione giovanile, che negli ultimi decenni, in alcune sue parti, sta diventando un “nuovo classico”. Si prenda, per esempio, l’opera pianistica Musica ricercata (1951-1953), la cui scoperta per il grande pubblico, in tempi più recenti, è avvenuta ancora davanti al grande schermo, sempre con la complicità di Kubrick, in una delle scene chiavi del film Eye Wide Shut: un’orgia camuffata in stile massonico, grazie a quel “mesto, rigido e cerimoniale” che il maestro ha composto con due sole note, diventa quasi un rito dal sapore sciamanico.

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Inevitabili certi collegamenti, col passato e le sue radici. Gli esperti ricordano come le prime composizioni di Ligeti siano un’estensione del linguaggio musicale del suo compatriota Bèla Bartòk; spesso e non a caso i brani della Musica ricercata vengono confrontati con la raccolta pianistica Mikrokosmos, dell’ungherese; in primissima battuta, è notorio, entrambi le opere risultano veri e proprio tesoretti, cataloghi di soluzioni compositive di altissimo livello. Come lo sono pure, fatte le dovute proporzioni, i 44 Duetti per due violini, sempre di Bartòk. Questa raccolta, l’ho ri-trovata attraverso le proposte del programma di formazione, ma anche con un incontro più diretto col violino, che ha fatto da stimolo per i primi personali tentativi compositivi: brevi musiche realizzate durante l’anno e basate sue due linee melodiche pensate guardando proprio al modello bartòkia
In allega: musiche di Ligeti e Bartòk