Mito avanti tutta: il festival sta velegggiando. Peccato aver perso alcune panoramiche musicali, degli inizi. A volte erano occasioni uniche per scoprire generi, artisti e nuovi repertori dei più divere generi. Ora la rassegna si è trasformata, contando sulle diverse risorse che ha. E’ diventata più classica, decisamente; è vero che si un po’ persa l’ampiezza dei generi – questo è innegabile – ma le programmazioni sono rimaste comunque interessanti e ben fatte: 140 concerti a Milano e Torino (una settantina in ogni città), ogni volta temi accattavanti intorno ai quali viene costruito un cartellone, con moltissimi “live” gratuiti. E poi parecchie prime esecuzioni di autori italiani e stranieri di musica contemporanea. Bello e doveroso il tema di quest’anno, la natura, l’ambiente dopo quello di “padri e figli” della scorsa stagione. Ma vediamo alcune prime da non mancare di autori contemporanei. Alcuni esempi.

All’inaugurazione milanese un lavoro di Anna Clyne: “ThisMidnight hour” (3 settembre); spazio anche a un’altra compositrice come Olga Neuwirth con il suo “Laki” (5 settembre; e ancora: il turno di Jerome Ducros è mercoledì 6, una prima esecuzione in Italia di “Encore”. Il giorno dopo il tema del mare con anche un pezzo di Stephen Paulus, compositore recentemente scomparso che il 7 viene ricordato col suo pezzo “Sea Porrtraits”; da tenere d’occhio pure la programmazione del 9 settembre, quando durante la serata dei “boschi francesi” verra eseguita la prima di Nicolas Bacri (“Largo meditativo”). E avanti così fino alla riscoperta di un autore italiano che merita molto come Bruno Bettinelli, domenica 10 i suoi “Il bianco e dolce Cigno” e “Già mi trovai di maggio” al teatro Leonardo di Milano.