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Nell’ambito delle celebrazioni ufficiali per il centocinquantenario dalla nascita di Arturo Toscanini, anche oggi il “Convegno di Studi Toscanini, l’Italia, il mondo: formazione, carriera, eredità musicale e civile”, organizzato con la volontà di gettare nuova luce su alcuni aspetti della biografia e della carriera del grande direttore. Il Convegno di Studi si svolgerà anche oggi a Milano, presso il Conservatorio “G. Verdi” (mattina) e presso l’Archivio di (pomeriggio).

Commenta il direttore del Conservatorio Cristina Frosini: «Toscanini e il Conservatorio di Milano. Una storia che viene da lontano, di cui rimane testimonianza nei materiali conservati nella nostra Biblioteca e nella piccola esposizione dedicata al Maestro, i cui ricordi, anche i più intimi, oggetti d’uso quotidiano fino al famoso frac, sono custoditi. Memorie immobili di un maestro della musica tra i più impegnati che la storia recente ricordi. La due giorni intende restituire un’immagine del musicista certamente, ma anche dell’uomo, il suo impegno sul podio, ma anche nella società e nella politica>.

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Il Conservatorio “Giuseppe Verdi” ospita sessioni dedicate prima alla prima alla presenza di Toscanini in Conservatorio nel 1918, al termine della Guerra, in occasione di una stagione di concerti che lo vide impegnato protagonista, la seconda, invece, rivolta allo studio delle relazioni tra Toscanini e il potere, con lo sguardo rivolto al suo impegno civile e politico. Oggi pomeriggio il Convegno si sposterà all’Archivio di Stato di Milano, che conserva l’importante Fondo Toscanini recentemente acquistato dalla Direzione Generale per gli Archivi.

Spiega il responsabile della ricerca al Conservatorio “Giuseppe Verdi” e relatore al Convegno, il compositore e docente Gabriele Manca: “La figura di Toscanini, grande per Milano, rappresenta il contatto con i nuovi mezzi mediatici. Assoluta la sua statura musicale e etico-morale. Nell’immediato dopoguerra nel 1918 organizzò un concerto per i musicisti e gli artisti danneggiati”. Molti episodi lo ricordano, la sberla presa perché disse di no alla richiesta di dirigere canzoni della propaganda, il no all’invito di Hitler a dirigere in Germania, il suo aiuto agli artisti che scappavano in Europa. “Certo gran parte della sua vita si svolse a New York dove si trasferì – continua il professore in prima linea per il convegno -. Ma mantenne sempre un contatto con le sue città italiane”. Milano  in testa. Si ricorda il suo concerto in Conservatorio, i mitici eventi al Teatro della Scala. “Fu anche il primo direttore dell’orchestra della Palestina, poi Orchestra di Israele”.

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Nella capitale lombarda era amatissimo circondato come era da aristocrazia e alta borghesia sponsor dei suoi concerti. “E’ stato ed è ancora un esempio per chi studia musica, in particolare direzione d’orchestra, sebbene appartenga a un’altra epoca, epoca in cui il modo di rapportarsi con l’orchestra e gli orchestrali era assi diversa – conclude Gabriele Manca -. La sua mitologia, insomma, resiste ancora. Chi non conosce la figura del Maestro Arturo Toscanini?”.