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Non tutti sanno che il free jazz è anche un po’ nato nella “vecchia Europa” e non solo come vuole la storia più conosciuta in America tra Chicago e New York tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta. E non tutti sanno che uno per precursori del genere è stato il trombettista polacco Tomasz Stanko: è giunta la notizia della sua morte all’età di 76 anni. Ad annunciare la scomparsa del personaggio è stata la radio pubblica della Polonia, citando la figlia dell’artista.  Prima di continuare c’è da mettere un punto fermo su che cosa si intende per “free jazz”. Detto in soldoni si tratta di un tipo di musica libera, completamente al di fuori degli schemi. Uno dei limiti estremi raggiunti negli anni è stata la partitura per quintetto che prevedeva la libera improvvisazione contemporanea, di tutti gli strumenti secondo l’estro del momento. I caratteri di novità di questo stile rispetto ai precedenti consistono nella frammentazione e irregolarità del ritmo e della metrica, nell’atonalità che può arrivare fino al rumorismo, nell’assorbimento di tradizioni musicali provenienti da ogni parte del mondo (tanto che può essere considerato un antenato della world music) e soprattutto nella tensione, intesa come intensità e liricità, che talvolta assume caratteri orgiastici e liberatori.

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Per quanto riguarda gli esponenti di questo linguaggio si pensa a Mingus, Sun Ra e all’ultimo Coltrane, ma anche il vecchio continente ha detto la sua in merito. Stanko, appunto, è stato uno degli anticipatori. Venendo alla ribalta nei primi anni Sessanta insieme al pianista Adam Makowicz nei Jazz Darings, il trombettista ha collaborato con il pianista Krzysztof Komeda sull’album “Astigmatic di Komeda”, registrato all’inizio del 1965. Nel 1968 Stańko formò un acclamato quintetto che includeva Zbigniew Seifert al violino e sassofono contralto, nel 1975 ha formato il grupo Tomasz Stańko-Adam Makowicz. Nel 1984, infine e a coronamento, è stato membro della grande band di Cecil Taylor.