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Da Bartòk a Solbiati oggi, passando per Kurtàg. Non si finisce mai di imparare sulla musica del Novecento e, tanto più, sulla contemporanea. Per esempio con i nuovi linguaggi sono state composte anche opere (od operine, il caso di dirlo) dedicate ai giovani, se non giovanissimi. A parte il famosissimo “Mikrokosmos” di Bartòk – che chi studia pianoforte spesso deve affrontare come un passaggio necessario – e qualche altro raro compositore, il repertorio in questo caso è assai esiguo. Nel panorama rado spicca la figura dell’ungherese Kurtàg, tra l’altro lo scorso anno “incontrato” musicalmente al Teatro alla Scala di Milano con la sua opera “Fin de partie”, che ha avuto grande successo. Ebbene,  il compositore novantenne, proprio dedicato ai piccoli, ha firmato il suo “Jàtékok”. Vediamo di che cosa si tratta.
E’ una collezione ininterrotta di “pezzi pedagogici delle prestazioni”. Kurtàg li ha scritti dal 1973. Nove volumi pubblicati a partire dal 2017 (da Editio Musica Budapest). I volumi I, II, III, V, VI, VII e IX sono per piano solo . I volumi IV e VIII sono per pianoforte a 4 mani o due pianoforti . Kurtág ha iniziato la composizione di “Játékok” per cercare di riprendere qualcosa dello spirito del gioco di un bambino. Certo ad ascoltare il risultato, sembra tutt’altro che “un gioco per bimbi”; questo viaggio pianistico ha il sapore dell’opera vera e propria, come del resto è stato per il bartòkiano lavoro diventato un pilastro del pianismo giovanile e un ascolto, nel suo insieme, difficilmente archiviabile come “cose da ragazzi”.

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Una lunga introduzione anche per parlare di un altro compositore – e qui siamo alla cronaca di questi giorni – che si è messo in gioco su questo particolare filone, è il milanese Alessandro Solbiati che oggi mercoledì 15 maggio presenta in Conservatorio i “100 pezzi per pianoforte” dedicati ai ragazzi tra i 10 e i 16 anni di età nell’ambito della stagione Rondò del Divertimento Ensemble. Il commento del maestro: “Vi è poca letteratura pianistica d’oggi consapevole dei nuovi linguaggi e nel contempo avvicinabile anche da uno studente alle prime armi – spiega – Dietro lo stimolo di Maria Grazia Bellocchio ho composto questi brani divisi in tre libri, in cui il mondo di gesti e figure proposto è il mio, senza concessioni né sconti, ma in cui tengo presente che a suonare saranno, sono i piccoli». Già, proprio così. Il titolo allude dell’iniziativa al fatto che il pianoforte non è solo «tasti e martelletti», ma anche corde. Il piano «è legno, metallo, corpo sonoro che può essere messo in vibrazione in molti modi – conclude – esso può interagire con la voce del pianista, cantata o parlata, può innescare una gestualità teatrale liberatoria di ogni timidezza. Il titolo di ogni brano suggerisce un’evocazione musicale o extra-musicale, che stimoli esecutore e ascoltatore, «proprio come avviene nello schumanniano Album per la gioventù».

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