[youtube 1Ihs7mhvPUU nolink]

Quattro passi tra il «Cristo» del Mantegna, passando davanti alla «Pietà» del Bellini o il «Bacio» di Hayez. E nel contempo sentire bella musica ammirando le altre opere della pinacoteca, in buona compagnia o da soli, se si preferisce guardare in silenzio e meditare. Se questo per certi versi non è il paradiso poco ci manca. Provare per credere. L’occasione più vicina per questo «esperimento» individuale o sociale, per deliziare sensi vista e udito è giovedì 16 marzo a Brera, dove a partire dalle ore 18 fino alle dieci passate si potranno ascoltare gli allievi della Civica Scuola di Musica «Claudio Abbado» diretta da Andrea Melis. Piccole formazioni – solisti, duetti, trii e quartetto – per un programma con diversi autori di diverse epoche.
Curiosità che salta all’occhio è che la presenza quasi cabalistica del numero 3: tre sono gli appuntamenti di questa mini-rassegna titolata «Brera Musica», nata con l’idea di far dialogare le arti (buona idea che dovrebbero seguire di più anche dalle parti della musica contemporanea, ndr), tre il costo in euro, dunque è prezzo che più accessibile di così non si può o quasi, al di sotto c’è giusto l’iniquo «gratis»; e ancora: terzo è il giovedì del mese scelto per questa iniziativa che, con la sfilata musicale dei giovani della Civica, consuma la sua seconda data; tre sono le ore di musica che a conti fatti verrà eseguita e, infine se non basta, tre i soggetti «dialoganti»: il maestro Clive Britton, ideatore in solido delle tre serate musical-artistiche, in questo caso gli interpreti-strumentisti e il pubblico che potrà fare domande ai musicisti che di volta in volta compariranno con le pagine da eseguire. E a proposito della «colonna sonora» in programma per questa data l’imbarazzo della scelta può diventare un piccolo ostacolo. C’è l’occasione di poter incontrare o scoprire autori meno noti al pubblico, anche degli intenditori si prendano Joseph Bodin de Boismortier e Ducan Stubbs. Curiosità tra le curiosità: il ruolo di protagonista del fagotto, strumento che solidamente si è abituati a vedere «nascosto» nella formazioni orchestrali. Non solo dà il nome a un trio in scaletta, ma sbuca in termini diminutivi nel titolo di un brano composto dal Helga Warner-Buhlmann, «Fagottini al forno» (danze di pietanze per tre fagotti).