Con la rottura di JxCat, il partito di centrodestra, separatista ed indipeuropeista di Carles Puigdemont, ex presidente catalano esiliatosi a Bruxelles per sfuggire al giudizio del Tribunale Supremo, ed Erc, la Sinistra Repubblicana Comunista della Catalogna, il Parlament di Barcellona resta senza una maggioranza, una maggioranza che fino a poco fa era indipendentista con il chiaro intento di continuare sulla strada del processo di autonomia da Madrid.
Ieri, la beffa sugli scranni del fantastico palazzo del Parlament, situato nel bellissimo parco della Ciutadella, tra meravigliosi viali alberati, fontane libero e a due passi dal mare. Quando si votava col plenum dell’emiciclo per ribadire il diritto all’indipendenza, la maggioranza dei separatisti è andata sotto. Colpa o meritori di Erc che non ha accettato la proposta dei fedeli a Puigdemont che volevano imporre sia il voto dell’ex presidente scappato a Bruxelles sia il voto dei tre parlamentari, ospiti al momento delle patrie galere con l’accusa di sedizione, ribellione e disobbedienza. I Repubblicani non hanno voluto fare passare il voto di che era assente, ma soprattutto di chi è stato sollevato da ogni incarico pubblico dal Tribunale Supremo.
Insomma, per ora, è tutto da rifare per solidificare il processo vero l’autodeterminazione. Intanto il Parlament e la Generalitat cercheranno di tirare avanti, con poco potere legislativo e la fragilità di un organo azzoppato. Quim Torra, il successore di Puigdemont vuole arrivare alle sentenze dei suoi colleghi “prigionieri”. Il verdetto per “i prigionieri politici catalani”  sarà sicuramente di colpevolezza e tutti i responsabili del referendum illegale del 2017 saranno condannati. Questo innescherà la rivolta della piazza con la quale i separatisti voglio stravincere le elezioni. Ma i tempi della Giustizia spagnola sono lenti quanto i nostri: è improbabile che arrivi in primavera l’esito del processo agli autonomisti, a ridosso delle elezioni europee, per non influenzare gli elettori. Sarà la prossima estate la testimone del nuovo clima politico in Catalogna. Intanto, si tira a campare.